Scuola, nuovo allarme: riapertura a rischio il 7 gennaio

Scuola, nuovo allarme dei sindacati: la riapertura il 7 gennaio è rischiosa. Proposta una nuova data per una verifica più accurata dei dati.

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(Getty Images)

La riapertura delle scuole in Italia è stata annunciata per il 7 gennaio, ma è davvero la data giusta? Una data comunicata prima delle vacanze natalizie, quando cioè la curva del contagio era sensibilmente diversa da quella di oggi. In tanti hanno espresso i propri dubbi, dalla politica ai presidi delle stesse scuole. Una didattica in presenza per il 50% degli studenti, ma cosa succederebbe se i contagi dovessero aumentare nuovamente? Il rischio è quella di nuove chiusure e quarantene per le classi in cui si verificassero dei casi di positività al coronavirus. Una prospettiva negativa che tutti vorrebbero evitare. A partire dai sindacati.

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Scuola, riapertura a rischio il 7 gennaio

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(Foto: Twitter)

Elvira Serafini, segretario dello Snals, uno dei sindacati più rappresentativi della scuola, è intervenuta ai microfoni dell’agenzia Ansa per esprimere i dubbi su questa riapertura tra pochi giorni. “La riapertura della scuola il 7 gennaio è troppo rischiosa. Stiamo prendendo atto dei problemi dell’aumento dei contagi di questi giorni” ha affermato Serafini.

Quando tornare tra i banchi? Serafini propone una verifica dei dati più aggiornata tra un paio di settimane: “Il giorno 18 gennaio potremmo già avere un’idea dell’andamento epidemiologico e decidere a ragion veduta”.

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Maddalena Gissi, dirigente sindacale della CISL scuola, ha aggiunto: “Continuiamo a leggere notizie giornalistiche ma con il Ministero non c’è nessun tipo di confronto. I dirigenti scolastici sono stremati; continuano a fare e rifare orari per le attività didattiche in presenza al 50%”.

Secondo Pino Turi, segretario Uil scuola, bisogna puntare sulla vaccinazione e non ricercare soluzioni che si basino unicamente su trasporti e orari differenziati. Ecco le sue parole, riportate da Ansa: “Basta retorica e affrontare la realtà a cominciare dai presidi sanitari e dalla campagna di vaccinazione che deve fare perno sulla scuola e non come sta accadendo per i trasporti e lo scaglionamento”.

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