Italia, Natale in lockdown: i numeri non danno garanzie

L’Italia verso un Natale in lockdown: i numeri dei contagi non danno garanzie né sicurezze, spiega oggi il Ministro della Salute Speranza.

Natale lockdown
Albero di Natale, Roma (Getty Images)

Il 21 dicembre scatteranno le limitazioni agli spostamenti previste dall’ultimo Dpcm, misure che saranno in vigore fino al 6 gennaio. Nel giorno di Natale, il 26 dicembre ed il 1 gennaio si è deciso per una zona rossa totale in Italia così da non permettere spostamenti. L’impossibilità di uscire dai propri Comuni nei giorni di festa ha acceso le polemiche e le proteste. Il Premier Conte, allora, ha aperto allo spostamento tra Comuni, a patto che la decisione fosse approvata dalle forze di Governo. L’apertura nei giorni scorsi sembrava vicina, ma i recentissimi dati forniti dalla Protezione Civile e dal Ministero della Salute hanno fatto sì che si cambiasse idea. Mentre in Germania la Merkel annuncia un lockdown duro per tutto il periodo delle festività, l’Italia ragiona sul da farsi.

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Italia, Natale in lockdown: i contagi non si fermano

Natale lockdown
(Getty Images)

Le Regioni approdate in zona gialla domenica hanno visto scendere in strada enormi assembramenti di persone. Il Comitato Tecnico Scientifico ha richiesto al Governo misure più rigide durante le feste per evitare un collasso delle strutture sanitarie a gennaio del prossimo anno, quando è previsto anche il picco dell’influenza stagionale. Proprio gli esperti del CTS – riferisce l’Ansa – si sono riuniti nel corso di un incontro con Giuseppe Conte e con i capi delegazione. Non è possibile garantire un controllo capillare del territorio – spiegano – e i numeri non sono ancora abbastanza bassi da permettere un allentamento delle misure. Un lockdown per tutto il periodo di Natale: questa è la strada che il Paese sembra destinato a percorrere dalla prossima settimana.

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Il ministro della Salute Roberto Speranza oggi è intervenuto ai microfoni del Tg3, spiegando che i 12 mila contagi del bollettino odierno non sono ancora numeri rassicuranti, ma anzi “numeri ancora molto significativi”. La cautela sarà necessaria perché “la battaglia non è vinta, ci vuole poco a tornare indietro e vanificare gli sforzi delle ultime settimane”.

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