Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli. Le due scene dopo i titoli di coda mostrano il nuovo universo Marvel: spiegazione delle post credit.
Nei cinema di tutto il mondo è arrivato Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli. L’ultimo film dei Marvel Studios si colloca cronologicamente dopo gli eventi di Avengers: Endgame. Nel corso della pellicola, infatti, si fa riferimento al vivere in un mondo in cui metà della popolazione potrebbe improvvisamente scomparire. Questo è proprio ciò che successo con lo schiocco delle dita di Thanos, il titano pazzo. Il Marvel Cinematic Universe si va così ad arricchire con la storia del primo supereroe orientale. Shang-Chi è un giovane che dalla Cina ha deciso di trasferirsi a San Francisco, negli Stati Uniti. Il motivo è la volontà di sfuggire a suo padre Wenwu dopo la morte di sua madre.
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Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli: allerta spoiler
ALLERTA SPOILER | Nel corso del film scopriremo che la madre è morta a causa di un regolamento di conti: le colpe del padre di Shang sono state scontate dalla donna innocente. Il padre del protagonista, infatti, in passato ha vissuto molte vite: da mille anni possiede gli anelli e li ha utilizzati per conquistare l’intero continente asiatico secoli fa, in seguito ha costruito la rete criminale e terroristica dei Dieci Anelli, sparpagliata in tutto il mondo.
Un impero senza precedenti, durato fino al giorno in cui ha conosciuto la futura moglie. Il matrimonio lo ha portato a mettere da parte i potenti manufatti, ripresi in seguito all’assassinio dell’amata per avere vendetta. Wenwu ha addestrato suo figlio al combattimento più estremo, ordinandogli di eliminare l’uccisore di sua madre. La storia del film troverà il suo sviluppo nella città mistica di Tai-Lo, dove avverrà lo scontro finale contro un’oscura forza del male.
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Le scene dopo i titoli di coda
I titoli di coda presentano due scene (post credit come vengono chiamate a livello internazionale). Partiamo da quella a metà dei titoli: Shang-Chi e Katy sono al Sanctum Sanctorum insieme a Wong per discutere degli anelli. Qui in collegamento tramite ologrammi ci sono Captain Marvel e Bruce Banner (la stessa tecnologia di comunicazione utilizzata nel precedente Avengers).
Captain Marvel ha lasciato ricrescere i capelli, ben più lunghi della sua ultima apparizione. Lo scienziato appare in forma umana e non più come Professor Hulk, in più ha un tutore al braccio ancora in via di guarigione dopo lo schiocco di dita con le gemme dell’infinito che ha riportato tutti in vita in Endgame. Questa è, appunto, un’ulteriore dimostrazione che Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli si collochi successivamente all’ultima avventura dei Vendicatori.
I manufatti sono molto più antichi di mille anni come credeva il protagonista, inoltre l’energia degli anelli stanno inviando una sorta di segnale a qualcuno. Carol Denvers non fa in tempo a rispondere alla domanda su chi sia il destinatario del segnale che riceve un messaggio improvviso e scompare, lasciandoli soli con Banner. Proprio Bruce dovrebbe dar loro il suo numero, ma lo scienziato anticipa: “Non ho il suo numero, fa sempre così. Benvenuti nel club” abbandonando il collegamento. Il trio Shang, Katy e Wong a questo punto va a divertirsi in un locale karaoke.
Il segnale potrebbe essere rivolto ad una razza aliena (molto simile a dei dragoni) conosciuta nei fumetti. Questi Makluan, infatti, sono i creatori dei dieci anelli nelle storie originali. Captain Marvel – a dire il vero – ha escluso un’origine aliena per questo segnale, ma potrebbe semplicemente non essere a conoscenza di questa razza e del loro modo di comunicare. L’alternativa collegherebbe questa pellicola a Eternals, prossimo film in uscita nei cinema a novembre.
Seconda scena alla fine dei titoli di coda: Xialing, la sorella di Shang, siede sul trono paterno e prende il controllo dei Dieci Anelli, l’associazione criminale più pericolosa del pianeta. Il film si chiude con una scritta che appare sullo schermo: “I Dieci Anelli torneranno”. In futuro, dunque, torneremo in sala per il sequel di Shang-Chi.
