Napoli, in carcere dopo 22 anni. L’avvocato: “Questa è tortura”

Fa discutere il caso di un 48enne di Napoli, che deve scontare una condanna a 22 anni di distanza dai fatti commessi. 

Napoli
Un episodio singolare svela un’anomalia del sistema giudiziario (via Getty Images)

Giuseppe Marziale si trova da 8 mesi in carcere per scontare una condanna a 11 anni, 11 mesi e 16 giorni di reclusione per associazione mafiosa e spaccio di droga. Non ci sarebbe nulla di strano, se i fatti non riguardassero eventi avvenuti nel 1999. Da quel momento in fatti l’uomo ha cambiato strada, riuscendo a rifarsi una vita in modo del tutto legale.

Leggi anche-> Torre Annunziata, aggredito perché omosessuale: la denuncia

Per questo il suo avvocato, Sergio Pisani, che reputa questa decisione come un vero e proprio atto di tortura. Tanto da ritenere questa scelta contraria ad un atto di rieducazione. Il legale ha provato a rivolgersi alla ministra Marta Cartabia per segnalare la questione, tuttavia il suo appello è rimasto lettera morte.

Napoli, le parole del legale su Marziale

Napoli
L’uomo ha cambiato vita ma deve scontare una pesante condanna (foto Facebook)

Anche la moglie aveva diffuso un appello sul web, anch’esso caduto nel nulla. L’uomo infatti aveva radicalmente cambiato vita, come conferma il suo avvocato. “I fatti si riferiscono a quando lui era 26enne. Da quel momento ha però cambiato vita, dedicandosi al lavoro e alla cura della famiglia, senza che ricadesse di nuovo in occasioni criminose“.

Leggi anche-> De Magistris, monito alla Regione: “Rispettare decisioni del Governo”

Di fatto-continua l’avvocato-ha sempre lavorato a tempo indeterminato, costruendosi una famiglia e circondato da amici che lo amano. Giuseppe passa le sue giornate in un carcere di massima sicurezza, quando invece ha dimostrato ampiamente di essere cambiato. Il suo stile di vita lo ha reso un cittadino modello che ormai non merita più questo trattamento. Tutto questo è lontano dai principi della nostra Costituzione. Può essere paragonato ad una tortura che in modo silente si sta consumando a danno suo e dei suoi familiari“. Nel frattempo però l’uomo continua la sua detenzione, in attesa di una risposta dal ministero. Si spera che questa possa arrivare nelle prossime settimane.

Impostazioni privacy