Mafia, colpo al clan di Matteo Messina Denaro: 13 fermi

Mafia, operazione contro gli uomini di Matteo Messina Denaro. Indagati un sindaco e un agente di polizia penitenziaria

pozzuoli
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Operazione delle forze dell’ordine questa mattina a Calatafimi Segesta nel Trapanese, nel feudo di Matteo Messina Denaro, ritenuto il capo di cosa nostra dopo la morte di Totò Riina e Bernardo Provenzano. Tredici sono i fermi eseguiti dallo Sco (Servizio Centrale Operativo) della Polizia e dalle Squadre Mobili di Trapani e Palermo. I provvedimenti sono stati emessi dai magistrati della Dda di Palermo.

Tra gli indagati c’è anche il sindaco Antonino Accardo accusato di corruzione elettorale con l’aggravante mafiosa. Dalle intercettazioni emergerebbe che i voti sarebbero stati pagati. Tra gli arrestati c’è invece Salvatore Barone, ai vertici dell’Atm, l’azienda di trasporto pubblico.

C’è il nome di un un agente della polizia penitenziaria nella lista degli indagati per aver rivelato notizie riservate. Un intreccio mortale che da anni favorisce la latitanza di Messina Denaro, ricercato dal 1993. Il 57enne Nicolò Pidone è uno dei boss arrestati ritenuto uomo fedele del capo cresciuto sulle ginocchia di Riina.

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Mafia, Matteo Messina Denaro: chi è

‘u siccu è il soprannome del prediletto di Riina e figlio di don Ciccio Messina Denaro, anche lui boss trapanese di cosa nostra morto in latitanza nel 1998. Per le leggi non scritte di cosa nostra un boss resta tale anche dietro le sbarre e se fino al 2006 Bernardo Provenzano era sempre il capo operativo perché Riina era in carcere, con il suo arresto le cose cambiarono.

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Matteo Messina Denaro era l’unico a piede libero e con la morte dei due boss incarcerati ha assunto tutto il comando. Latitante dal 1993, non ha mai fatto un solo giorno di galera. Per gli inquirenti è un vero e proprio fantasma: non ci sono foto recenti, non si conosce il timbro della sua voce né le impronte digitali. Grazie a qualche pentito si hanno conoscenze su di lui. Ha problemi di vista ed è stato sottoposto a varie operazioni anche all’estero. Spesso le forze dell’ordine gli fanno terra bruciata intorno arrestando uomini e imprenditori a lui fedele, ma lui resta invisibile.

 

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