Luna, la NASA annuncia: “C’è acqua sul nostro satellite”. Le ipotesi degli scienziati

Il telescopio volante Sofia ha scoperto la presenza di molecole d’acqua sulla Luna. La rivelazione della NASA.

Luna
Luna (Getty Images)

C’era grande attesa per la conferenza fissata della NASA nel pomeriggio odierno (CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ). L’attesa, fortunatamente, è stata ripagata con una grande scoperta scientifica. Il telescopio volante Sofia, che viaggia a bordo di un particolare Boeing 747 modificato, ha scoperto la presenza di molecole d’acqua sulla superficie lunare.

Stando a quanto riferisce l’edizione online de Il Corriere della Sera, già da 11 anni gli scienziati erano a conoscenza di acqua sotto forma di idrossile (molecola -OH) o di ghiaccio sul nostro satellite, in particolar modo presso i poli lunari e nelle zone perennemente in ombra. La scoperta, annunciata oggi, accresce la speranza e la possibilità della creazione di una futura base lunare.

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Luna, la NASA annuncia la presenza di acqua sul satellite

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Luna (Getty Images)

La Nasa ha in programma un ritorno imminente degli astronauti sul nostro satellite: nel 2024, infatti, avrà luogo la missione Artemis. Con essa si dovranno porre le basi per trovare le condizioni ideali per la creazione di una base permanente su suolo lunare.

Ci sono stati due studi sulla presenza dell’acqua sulla Luna e sono stati pubblicati su Nature Astronomy. Il primo della Nasa ha dimostrato la scoperta della molecola di H2O nel cratere Clavius. Il secondo studio, invece, è stato condotto dall’Università del Colorado e calcola stima oltre 40mila chilometri quadrati di superficie lunare che potrebbero intrappolare acqua sotto forma di ghiaccio nelle piccole cavità ombreggiate su tutto il suolo lunare.

Al momento ci sono solo supposizioni sullo stato in cui si trovano le molecole di acqua sulla Luna. Gli scienziati NASA, ovviamente, hanno dichiarato che non si tratta della molecola allo stato liquido e nemmeno allo stato solido come ghiaccio. Si pensa, infatti, di molecole intrappolate in microstrutture vetrose nel suolo. Oppure che la molecola sia nascosta tra i granuli di suolo lunare protetta dai raggi del sole. Il secondo caso permetterebbe maggiore accessibilità rispetto alla prima ipotesi.

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