Decreto Sicurezza e movida, norma anti-risse: Daspo per i violenti

Il Decreto Sicurezza sarà esaminato domani dal Consiglio dei Ministri: inserita norma ‘anti-risse’, pene più dure per i violenti fino al Daspo.

Decreto Sicurezza
(Getty Images)

Domani il Consiglio dei Ministri discuterà in aula il Decreto Sicurezza. Il ministro della giustizia Alfonso Bonafede e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese – fa sapere l’Adnkronos – hanno inserito all’interno del decreto anche una norma “anti-risse”. Il provvedimento mira a prevenire episodi di violenza nei luoghi della movida, dove si aggregano giovani e si registra un grande consumo di alcol. Le norme saranno più severe fino ad arrivare ad una sorta di Daspo: chiunque sia stato schedato come violento negli ultimi tre anni avrà divieto di accesso ai locali di intrattenimento e ai pubblici esercizi.

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Decreto Sicurezza e Movida: pene più dure

Omidicio Willy
I fratelli Bianchi, foto web

Una norma che nasce soprattutto dal clamore e dall’influenza che ha avuto sull’opinione pubblica il caso Willy. All’esterno di una discoteca il giovane Willy Monteiro Duarte era intervenuto per sedare una rissa in cui era coinvolto un amico. Poco dopo si è verificato l’arrivo dei fratelli Bianchi, pugili esperti di arti marziali miste. Un’autentica spedizione punitiva contro Willy, pestato a morte e la cui autopsia ha rivelato l’incredibile violenza con cui è stato ucciso. Il cuore e i polmoni sono stati spaccati dai calci inferti dai Bianchi, che oggi si trovano in carcere.

Le pene si fanno più severe: le multe per chi abbia partecipato a una rissa saliranno da 309 a 2000 euro. La reclusione – se qualcuno restasse ferito o ucciso nella rissa – andrà da un minimo di sei mesi a un massimo di sei anni (ora va da tre mesi a cinque anni). In caso di Daspo violato, c’è la reclusione fino a due anni e una multa fino a 20.000 euro, mentre adesso è prevista soltanto la sospensione della patente.

Inoltre – aggiunge l’agenzia Ansa – il questore, in base alle nuove norme, potrà disporre il divieto di accesso in specifici locali a chi sia stato denunciato o condannato, anche in via non definitiva, per lo spaccio davanti a scuole, università, negozi o locali.

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