Valore Cultura: il nuovo decreto sul rilancio dei Beni Culturali

Via libera a breve al decreto-legge Valore Cultura, presentato dal premier Enrico Letta insieme al ministro dei Beni Culturali Massimo Bray, emanato lo scorso 8 agosto e convertito in legge il 7 ottobre, riguardante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo, rese necessarie dalla difficile situazione in cui versa attualmente il patrimonio culturale italiano.

Il provvedimento si pone, infatti, come un piano di rilancio per l’economia del nostro Paese legata al settore culturale, con l’obiettivo di dare maggiori finanziamenti alla struttura amministrativa che gestisce i beni culturali e di sostenere concretamente l’intero settore della cultura. Erano trenta anni che non si faceva un decreto intero per la cultura, come ha più volte sottolineato il ministro Bray, che si è fatto promotore in prima persona del nuovo decreto per dare un chiaro segnale di inversione di tendenza da parte del governo. << La cultura è il cuore del nostro Paese – sostiene Enrico Letta – e la possibilità di attrarre investimenti è una delle nostre priorità. Abbiamo ritenuto necessario un intervento di largo impatto che desse alcuni messaggi molto forti: vogliamo investire sulla cultura e creare un legame tra giovani e cultura >>.

Il primo articolo del Dl 91/2013 riguarda proprio il sito di Pompei, che tornerà a far parte di una Soprintendenza Speciale insieme a Ercolano e Stabia, distaccandosi da Napoli e Caserta. In poche parole sarà ripristinata la situazione creata nel 1997 dall’allora ministro Walter Veltroni e modificata nel 2007 dal ministro Rutelli che unificò le due soprintendenze. A Pompei arriverà presto anche un Direttore generale, che sarà nominato dal Consiglio su proposta del ministro Bray, con il compito di garantire un’efficace gestione del sito archeologico e il pieno rispetto dei tempi di realizzazione del Grande Progetto Pompei di cui sarà egli stesso amministratore unico. Il manager prescelto potrà però avvalersi del supporto di una squadra di 20 tecnici provenienti dall’amministrazione statale e 5 esperti in materia giuridica, economica, architettonica, urbanistica e infrastrutturale. Le indiscrezioni tra i corridoi di via del Collegio Romano lasciano trasparire sinora solo un nome, quello di Guido Famiglietti, direttore generale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Molise, il cui profilo professionale sembra calzare a pennello per il ruolo di Direttore a Pompei.

Il decreto contiene anche un’altra importante decisione per la Campania: la Reggia di Caserta verrà a far parte del nuovo Polo Museale Caserta – Napoli, guidato da Fabrizio Vona, insieme alla Reggia di Capodimonte, San Martino, Sant’Elmo, Villa Pignatelli, Floridiana e Certosa di Capri. La nuova Soprintendenza avrà un proprio cda e un bilancio autonomo con una propria cassa. Si tratta di una scelta preannunciata da tempo e a lungo caldeggiata dal ministro Bray, per riunificare in una sola gestione il patrimonio artistico del periodo borbonico. Nonostante le perplessità avanzate dal Presidente della Provincia Domenico Zinzi, preoccupato che i siti napoletani possano attingere dalle casse della Reggia e bruciarne le risorse, il direttore regionale dei Beni Culturali Gregorio Angelini ha chiarito che << gli incassi realizzati con i biglietti d’entrata finiranno su un conto intestato al nuovo Polo che potrà riutilizzarli per la manutenzione ordinaria >>, e che dovrebbero esserci due diversi capitoli di spesa sebbene restino ancora alcuni punti da definire. Intanto a breve partirà la gara d’appalto per la prima fase del restauro delle facciate della Reggia, per un importo di 9,3 milioni di euro sui 22 previsti in totale dall’UE.

L’articolo 2 del decreto, inoltre, prevede l’attuazione del progetto “500 giovani per la cultura”: il Ministero selezionerà 500 laureati under 35 ai quali sarà data la possibilità di svolgere un tirocinio di 12 mesi nelle attività di inventariazione, catalogazione e digitalizzazione del patrimonio culturale, al fine di incrementare  e facilitare l’accesso da parte del pubblico. Il progetto pilota partirà nelle regioni Puglia, Campania, Calabria e Sicilia, con i primi 100 ragazzi.

Inoltre, alcuni spazi statali e demaniali saranno affidati alla gestione di artisti under 35, sulla base di bandi pubblici a rotazione semestrale. In questo modo saranno creati spazi all’interno delle città in cui gli artisti potranno esprimersi creativamente e ricercare nuove forme di espressione, ridando vita allo stesso tempo  ad aree urbane poco valorizzate.

Non meno importanti, poi, le disposizioni urgenti per il rilancio del cinema, delle attività musicali e dello spettacolo: sarà rifinanziato il tax credit per la produzione cinematografica, garantendo una cifra pari a 90 milioni di euro e verrà introdotto un tax credit di 5 milioni di euro sulla musica, per far fronte alla crisi del mercato, promuovendo giovani artisti e compositori emergenti. Infine, le Fondazioni Lirico-Sinfoniche potranno accedere a un fondo di 75 milioni di euro che sarà gestito da un commissario straordinario.

Largo spazio ai privati, che potranno effettuare donazioni ed erogazioni liberali in favore della cultura fino a un importo pari a 10mila euro senza oneri amministrativi, con la garanzia della piena trasparenza in termini di destinazione e impiego delle donazioni stesse.

Infine il decreto prevede un vero e proprio rilancio del sistema museale italiano, dando al Ministero la possibilità di razionalizzare i fondi interni per una migliore gestione delle aperture museali e riassegnando interamente al Mibac gli introiti della vendita dei biglietti, che con la finanziaria del 2008 erano stati ridotti del 10-15%.

Una volta che sarà messo in atto il nuovo provvedimento si auspica una vera e propria svolta nella gestione dei Beni Culturali del nostro Paese, nella speranza di risollevare la situazione in cui versano molti siti italiani che ad oggi non riescono a raccontare la loro storia. Sarà solo allora che i cittadini potranno acquisire piena consapevolezza della loro storia e individuare i beni culturali come un elemento chiave dell’identità nazionale.

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