Tommaso Sodano, sette ore in Procura: “Non siamo provinciali”

Tommaso Sodano si difende: il vicesindaco è stato interrogato ieri per oltre sette ore dai magistrati che lo hanno iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di abuso di ufficio, truffa e falso in concorso con il dirigente comunale Giuseppe Pulli e con la dottoressa Maria Cristina Roscia. Al numero due di Palazzo San Giacomo è contestata l’assegnazione indebita alla docente, direttore scientifico del dipartimento di Tecnologie dell’Università di Bergamo, di un progetto per il bollino blu della qualità dell’aria.

Davanti ai pm Danilo De Simone, Maria Sepe e Ida Teresi del pool coordinato dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo, Tommaso Sodano ha respinto tutte le contestazioni, ribadendo più volte che l’atto sotto inchiesta è una determina dirigenziale e non una delibera di giunta.

Il vicesindaco ha ribadito poi anche davanti ai cronisti la sua versione dei fatti, spiegando come si è arrivati all’assegnazione del progetto al Dipartimento dell’Università di Bergamo: “Abbiamo avuto dei vantaggi di immagine ed economici, siamo passati dal rischio di finire nella black list europea a essere una delle poche città che ha completato l’iter“.

Sodano è convinto che sarà dimostrata “l’assoluta correttezza della dirigenza nella stesura degli atti” e ha spiegato che hanno partecipato al progetto anche “la Federico II, l’Università di Reggio Emilia, l’Associazione certificatori romani, l’Anea di Napoli”.

Il vicesindaco poi ha concluso: “La scelta di Bergamo è stata fatta attraverso una determina dirigenziale, sulla base di un curriculum adeguato: parliamo di una professionista che è nata a Salerno, vive a Napoli, si è laureata alla Federico II e ha vinto un concorso a Bergamo. Questa non può essere una colpa, non si può essere provinciali”.

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