Emergenza rifiuti Bassolino e Iervolino condannati al risarcimento

Lunga, lunghissima, quasi interminabile. Oltre 18 anni di emergenza rifiuti, fiumi di soldi, tantissimi andati in fumo o peggio ancora spesi per arrecare ancora più danni. Il business dei rifiuti non è stato soltanto quello della camorra e delle discariche abusive, ma è anche quello delle assunzioni facili, spesso clientelari, di persone che non hanno però mai lavorato, nonostante guadagnassero lo stipendio. In questo caso si tratta di ex lavoratori socialmente utili assunti per essere inseriti nel ciclo della raccolta differenziata e mai impiegati.

Sotto la luce della magistratura il Consorzio di bacino Napoli 5 e le sue abbondanti assunzioni. 362 per la precisione, tutte analizzate dal magistrato Nicola Ruggiero ed ascrivibili agli anni tra il 2003 ed il 2007. Da quanto si evince, in quel consorzio che disponeva di 42 automezzi, potevano lavorarci al massimo circa 150 dipendenti, invece in quegli anni, prima a tempo determinato, poi indeterminato, ne furono assunti più del doppio. In seguito, quando il consorzio passò all’Asia questi dipendenti rimasero praticamente inoperosi, nonostante continuassero a percepire gli stipendi. Per tale motivo Antonio Bassolino, Rosa Russo Iervolino ed anche Riccardo Marone, sono stati condannati dalla Corte dei Conti della Campania a risarcire al Comune di Napoli circa 560.000 euro a testa. Oltre a loro condanne di risarcimento anche per gli ex assessori alla nettezza urbana Massimo Paolucci e Ferdinando Balzamo, condannati ad un risarcimento più salato di 1.402.000 euro.

Va detto però che il risarcimento totale ammontava a circa 6.000.000 di euro,  anche se il danno arrecato superava i 28 milioni di euro, diminuito poi dalla Corte dei Conti, per alcuni “fattori ambientali e sociali”, perché quelle assunzioni sono servite a placare gli animi della piazza e soprattutto perché la responsabilità andrebbe allargata anche ad altri soggetti politi e non, sub commissari e consiglieri comunali.

In effetti in tutta la lunga e brutta storia dell’emergenza rifiuti campana è quasi impossibile attribuire colpe a singole persone, se si escludono quelle che si sono sedute ai vertici più alti della piramide, vere e proprie “punte di iceberg” di un sistema mai entrato in funzione e che ha bruciato milioni di euro, restituendo in cambio discariche, montagne di balle, un inceneritore, morte e devastazione ambientale.

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