Il lungomare liberato non basta: riflessione su una Napoli sempre più violenta

Napoli, un ordinario week end di paura. Potrebbe essere il titolo di un documentario da girare tra le strade del centro cittadino, quando il sole va via e la sua luce lascia il posto a quella gialla dell’illuminazione pubblica, che con il suo gioco di penombre è la principale alleata della microcriminalità che imperversa nelle strade del capoluogo partenopeo. Non più nelle periferie mangiate dal degrado e dall’inciviltà di chi vive quei luoghi, ma nel cuore di una città che il sindaco de Magistris vorrebbe vedere invasa dai turisti ogni giorno dell’anno.

Due rapine in questo sabato sera, in zone nemmeno tanto isolate. L’ora poi, nemmeno tarda, le undici di sera, orario in cui in altre capitali europee, i locali, i bar ed i luoghi della cultura continuano ad essere aperti ed il via vai delle persone è di per se un deterrente ad azioni violente e criminali. Due rapine per due cellulari che, seppur di ultima generazione, non giustificano di per se azioni animalesche da parte di altri essere umani, che di umano hanno ben poco, per non dire nulla. Napoli, una città nella quale si è arrivati al paradosso che non si può più essere liberi di telefonare passeggiando per strada che un branco di sei persone ti punta delle pistole alle gambe pur di sottrarti il costoso mezzo di comunicazione.

Napoli tanto bella e tanto dannatamente maledetta. Una città che di domenica nel tardo pomeriggio è un vero e proprio deserto nel quale il Museo Madre, unico baluardo della cultura aperto fino alle 23, risulta tristemente isolato in un vicolo di via Duomo, buio e pauroso al punto che quando esci da li speri di arrivare quanto prima alla metropolitana, nella quale la guardia giurata resta chiusa nel suo gabbiotto estranea a ciò che accade intorno, perché teme anch’essa per la sua incolumità. Nel percorso le luci dell’unico bar aperto e di qualche chalet che nonostante il freddo movimentano il tuo cammino, intorno nemmeno l’ombra di un vigile, di un poliziotto o di un carabiniere.

La violenza inaudita e gratuita messa in atto anche questo week end da persone che con la vera Napoli non c’entrano niente, ha come prima inconsapevole alleata, l’assenza delle forze dell’ordine. Sempre meno pattuglie per strada, sempre meno controllo su un territorio, che dovrebbe essere presidiato costantemente e che invece in questo triste e freddo inverno è lasciato alla mercé della strada e dei suoi veri padroni. Criminali senza scrupoli che ti mandano all’ospedale anche se non opponi resistenza e consegni loro i tuoi averi, forse perché troppo accelerati da eccessive assunzioni di droghe (anche pesanti), acquistabili senza troppa difficoltà nelle numerose rivendite disseminate in città.

Non può essere così, non è questa la vera Napoli tanto decantata nel mondo per le sue bellezze, il folklore ed il calore della gente. Non basta liberare un lungomare (che comunque di sera è terra di nessuno) se poi si imprigiona un’intera città e la si consegna ai delinquenti, padroni della notte nel nostro meraviglioso centro storico che se fosse gestito altrove vivrebbe anche di notte grazie all’incentivazione da parte del comune all’apertura di nuovi locali per movimentarne la notti. Forse le rivoluzioni che il nostro sindaco sperava di fare nella sua città dovranno attendere ancora qualche anno, prima bisogna intervenire sulla gente, obbligarla a fare la raccolta differenziata (altra nota dolente) e sensibilizzarla al rispetto dei luoghi e della gente. Per Napoli c’è ancora un po’ di strada da percorrere prima di ritornare ad essere quella meravigliosa immagine da cartolina tanto apprezzata nel mondo.

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