Fincantieri, gli operai votano il referendum sull’accordo del primo febbraio

Resteranno aperte fino alle 14.30 le urne nello stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia: gli operai sono chiamati a decidere il futuro della fabbrica, votando il piano di lavoro firmato dai sindacati il primo febbraio. Un accordo che da una parte prevede una nuova missione produttiva, una nave cantierata dal prossimo giugno, e investimenti da dieci milioni di euro per ammodernare il cantiere, dall’altra esige un prezzo da pagare.

In ballo c’è, infatti, una deroga al Contratto nazionale di Lavoro: l’accordo prevede l’orario flessibile applicato sei giorni alla settimana, l’abolizione della pausa mensa, con assicurati i cosiddetti dieci minuti fisiologici, e l’utilizzo delle unità interne per un massimo di ore superiore al limite previsto dal contratto nazionale.

Le urne sono state aperte alle dieci di questa mattina e i risultati saranno resi noti già nel tardo pomeriggio: chiamati a votare l’accordo, ritenuto vitale per la sopravvivenza dello stabilimento, ci sono seicento dipendenti. L‘accordo, siglato da Fiom, Fim, Uilm e Ugl, prevede un calo di eccedenze da 290 a 230 e nessun licenziamento. I sindacati sono convinti che ci sarà una positiva adesione all’accordo raggiunto con l’azienda.

Critici invece i lavoratori dell’indotto che con l’internalizzazione del lavoro vedranno tagliata una buona parte della partecipazione alla nuova commessa. Negativo anche il commento del sindaco di Napoli Luigi de Magistris che parla apertamente di ricatto: “I lavoratori sono nuovamente messi davanti a una finta scelta, inserita in una logica ricattatoria da parte dell’azienda. Il tessuto industriale del Sud, dalla Fiat all’Ansaldo passando per Fincantieri, deve essere difeso e rilanciato, come difesi e rilanciati devono essere i diritti dei lavoratori”.

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