Il “Gesù Nuovo“, tempio della fede e della devozione popolare del cuore antico di Napoli, è un capolavoro dell’arte barocca e, nei secoli, ha alimentato miti e leggende riguardanti i simboli incisi sulle bugne della sua facciata principale.
Il Gesù Nuovo, infatti, è un unicum nel suo genere perchè insiste sul palazzo gentilizio confiscato, nel 1547, dal vicerè Pedro De Toledo in seguito all’appoggio concesso dai Sanseverino alla rivolta popolare contro l’inquisizione. Il complesso, donato dal vicerè ai Gesuiti, subisce poche modifiche e la facciata, in bugnato, conserva il mistero della nobile famiglia, che, nel palazzo di Lauro di Nola, fecero incidere simboli musicali.
Ed ecco finalmente svelato, dopo secoli, il mistero: non si tratta di simboli alchemici, ma di note musicali. Il merito della scoperta va condiviso, ma l’imput è dello storico dell’arte Vincenzo De Pasquale. E’ lui, infatti, che mette insieme, come tessere musive, le informazioni di due ungheresi: Csar Dors, un padre Gesuita e Lorant Rez, un musicologo suo amico.
Il bugnato del “Gesù Nuovo” è un pentagramma a cielo aperto e riproduce tutta la composizione contenente la partitura di un concerto per strumenti a plettro. Sulle pietre di piperno sono incise sette note aramaiche. Partendo dal liceo pedagogico “Fonseca” e proseguendo verso il “Genovesi” queste note vanno lette in sequenza, da destra a sinistra.
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