Chi non conosce il cornetto portafortuna?
Vi sarete senz’altro almeno una volta imbattuti nel cornino rosso o qualcuno prima di un evento importante potrebbe avervelo regalato.
Rosso per eccellenza di corallo magari, rigorosamente confezionato a mano, ormai se ne trovano in giro di tutti i tipi, il più comune è quello di plastica.
Vi siete mai chiesti: ma da dove ha avuto origine?
Ebbene anticamente (fin dall’epoca neolitica) il corno era simbolo di potenza e di fertilità e quindi era di buon augurio per chi lo possedeva, si suppone che intorno al 3500 a.C infatti gli abitanti delle capanne fossero soliti appenderlo sull’uscio per attirare la fertilità.
Si era soliti anche offrire dei corni come voto alla dea Iside affinchè assistesse gli animali nella procreazione.
Vediamo che anche nella mitologia il corno è presente: Giove ne donò uno dotato di poteri magici alla sua nutrice per ringraziarla.
Il motivo per il quale il corno deve essere fatto a mano sta invece nel fatto che ogni talismano fatto a mano acquisisce poteri benefici dalle mani che lo producono.
Ma perché proprio rosso e di corallo?
Il rosso era il colore spesso associato alla fortuna, di corallo perché la mentalità popolare considerava il corallo una pietra preziosa col potere di scacciare malocchi e proteggere le donne incinte.
Il corno per tradizione non si compra: si regala.
Se dovesse capitarci davanti uno iettatore, se incrociamo un gatto nero che ci attraversa la strada, se passiamo distrattamente sotto una scala bisogna sfregarlo energicamente tra le dita.
Perché molti sono a forma di gobba?
Il gobbo è un altro classico portafortuna. Toccare la gobba secondo i superstiziosi porta bene.
La gobba era anch’essa considerata simbolo di fertilità perciò un individuo con la gobba era portatore di benefici.
Tornando al nostro cornetto rosso è considerato un vero e proprio talismano apotropaico (dal greco Apotropaios che significa letteralmente “allontanante”) sarebbe un ottimo scudo contro ogni malefico influsso, un simbolo di vita da opporre a tutto ciò che viene ritenuto potenziale latore di morte.
E voi ci credete? Avete mai “usato” un cornetto?
Piccola postilla: come si riconosce lo jettatore?
Beh Totò lo immaginava arcigno, cattivo, solitario, silenzioso, solitamente magro, pallido o di colorito giallognolo, leggermente curvo e con gli occhi un po’ sporgenti e lo interpreta magistralmente nell’episodio “La patente” del film di Luigi Zampa, impersonando Rosario Chiarchiaro che, perseguitato dalla fama di essere un menagramo, chiede ed ottiene dal giudice la patente di iettatore.
Il rimedio è come abbiamo visto è toccare il cornetto e se non lo abbiamo?
Puntategli contro la mano con l’indice e il mignolo tesi e le altre dita piegate: cioè fate le corna.