Napoli, si stringe il cerchio sui bombaroli di Ponticelli

Le indagini sul grave episodio nel quartiere di Ponticelli, a Napoli, sono vicine ad una svolta. Si stringe il cerchio sui responsabili.

Napoli
Bomba a Ponticelli (foto Facebook Luciana Esposito)

Svolta nelle indagini su quanto accaduto nella notte tra l’11 ed il 12 maggio a Ponticelli. Alcuni balordi avevano lanciato un ordigno da un cavalcavia su delle auto in soste. Ben otto le autovetture coinvolte, con danni ingenti ai veicoli.

Leggi anche-> Riaperture, cronoprogramma e date: da palestre e piscine al coprifuoco

I malintenzionati però hanno commesso un madornale errore. L’esplosione infatti aveva provocato lo scoppio degli airbag della loro auto, costringendoli ad una precipitosa fuga. Il veicolo è stato analizzato da cima a fondo dagli inquirenti, con importanti risvolti per le indagini.

Napoli, tracce importanti all’interno della vettura

Napoli
Gli inquirenti stanno per stringere il cerchio (via Polizia di Stato)

Le indagini della DDA napoletana hanno permesso di ricostruire la dinamica dei fatti. Lo scoppio dell’ordigno è da collegare alla lotta per il controllo delle attività illecite tra clan opposti nella zona di San Giovanni a Tedduccio. I clan coinvolti sono i De Luca Bossa-Casella ed i Rinaldi.

Proprio su questi ultimi è scattato un blitz che ha portato a 37 arresti. Riguardo al veicolo abbandonato, si tratta di un’Alfa Romeo Stelvio fa riferimento invece al clan De Martino. Chiamati gli XX, sono stati esclusi dai proventi delle attività illecite. Proprio questo sarebbe il motivo della ritorsione attraverso l’ordigno esplosivo.

Litigi anche per i pagamenti delle ‘mesate’

I clan di Ponticelli sono citati anche nell’informativa dell’Antimafia dello scorso anno. Sono tutti clan nati dalle disgregazioni degli anni precedenti. Gli arresti e le varie faide hanno mutato la mappa criminale, portando a nuove alleanze ma anche a nuovi scontri.ù

Leggi anche-> Rione Sanità, la Procura di Napoli indaga sulla voragine: reato di disastro

Uno di questi riguarderebbe la ripartizione dei proventi da attività illecite e il sostentamento di coloro che si trovano in carcere. Uno dei recenti motivi di tensione riguarda le ‘mesate’, ovvero i contributi dati alle famiglie dei detenuti. Che in questi mesi scarseggiano e avrebbero provocato molta tensione.

I commenti sono chiusi.

Impostazioni privacy