Decreto Sostegni, aiuti economici anche a ricchi e parlamentari

Decreto Sostegni, la legge non prevede il criterio del reddito quindi come lo scorso anno anche chi non ha bisogno può fare richiesta

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La scorsa estate ci furono polemiche per il famoso bonus di 600 euro per le partite Ive usufruito anche da alcuni parlamentari e consiglieri regionali, in maniera del tutto legittima perché titolari di un’altra attività accanto a quella di deputato o senatore. La vicenda si chiuse con l’Inps che fu multata dal Garante della privacy per 300 mila euro per aver fatto trapelare i nomi dei parlamentati.

Ora la questione potrebbe ritornare attuale. Secondo l’ultimo Decreto Sostegni del governo Draghi, la richiesta di aiuti possono farla anche i titolari di partita Iva che hanno un lavoro dipendente o un reddito da pensione. La legge infatti non vieta a dipendente o pensionati di poter usufruire del bonus.

Com’è scritto il decreto, gli aiuti sono previsti anche a i dipendenti che hanno uno stipendio alto e una partita Iva con la quale non hanno fattura, anche per ragioni non legate alla pandemia. In questo caso se la Partita Iva rientra nei criteri riceverà il sostegno.

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Decreto Sostegni, non si valuta il reddito

Draghi
Mario Draghi, il premier italiano (Getty Images)

Lo scorso anno i primi aiuti di questo tipo furono introdotti a marzo con il decreto Cura Italia del governo Conte per le partite Iva che bloccati dalla pandemia non potevano più lavorare. Per far presto non si era badato molto a reddito e la domanda fu fatta da molti, anche da chi non aveva necessità economica.

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Delle regole c’erano come non ricevere una pensione o il Reddito di Cittadinanza ma erano criteri che non riguardavano il reddito. A destare maggiore scandalo furono gli episodi che riguardarono i notai, rientranti tra le classi più abbienti; molti professionisti di questo settore chiese e ottenne i 600 euro.

 

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