Caos San Carlo: dimessi 4 membri del Cda

Succede di tutto al Teatro San Carlo di Napoli. Oltre a non essere giunta nessuna delibera di adesione o meno alla possibiltà offerta dalla legge Valore Cultura di accedere a risorse per 75 milioni destinate alle fondazioni liriche, ci sono state le dimissioni dal Cda di 4 soci fondatori. Il sindaco Luigi de Magistris, presidente della Fondazione che gestisce il teatro credeva non fosse necessaria l’adesione, si è trovato contro Regione, Provincia, Camera di Commercio, e Mibac. Vano il tentativo di mediare del rappresentante del Comune, Andrea Patroni Griffi.

Ora la parola è al Ministero dei Beni culturali, che è organismo di vigilanza delle Fondazioni, ora chiamato a governare il San Carlo senza più Cda. A 10 minuti dalla mezzanotte, termine indicato per l’adesione, il Cda chiama le Rsu dei lavoratori, assiepati nei corridoi da più di sei ore, ed espone la situazione. “La norma dice che non era una posizione discrezionale, l’adesione – spiega ai cronisti Caldoro – e già 5 delle 6 fondazioni per cui era stato pensato il fondo avevano aderito. Io e gli altri tre soci dimessi pensavamo a una adesione con prescrizione, con i punti c e g del testo esclusi, senza toccare cioe’ salari e livelli occupazione, anche a rischio di una bocciatura del piano. La legge ci dava benefici enormi. Per evitare la spaccatura del consiglio, le dimissioni“.

Poi, l’intervento del vicepresidente della fondazione Maurizio Maddaloni: “Non abbiamo detto no all’adesione. Chi dice questo è un cialtrone. Ci siamo dimessi per non sfiduciare il sindaco ci è sembrato più etico che farlo andare in minoranza in votazione. Alle 23,30 dopo una discussione pacata anziché andare allo scontro non abbiamo fatto dichiarazioni di voto. Un presidente dovrebbe lavorare per il consenso e cercare una intesa più ampia, devi compattare“.

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