Il tifo violento dietro le rapine ai calciatori del Napoli

Il tifo violento delle curve ordinava le rapine in danno ai giocatori del Napoli. Questo è quanto si apprende dalle rivelazioni che il pentito della camorra, Salvatore Russomagno, ha fatto ai pubblici ministeri della Dda partenopea.

“Dietro c’è una regia degli ultrà che avrebbero organizzato le aggressioni per chi rilasciava dichiarazioni contro il “tifo violento” o chi non partecipava ad inviti di eventi organizzati dai “capo tifosi”».

Nel 2012 toccò a Valon Behrami e l’accusa della sua aggressione è ricaduta su Raffaele Guerriero: “È in carcere da innocente – chiarisce Russomagno, il responsabile è un altro“. Il calciatore è stato ascoltato in aula ed ha ripercorso le fasi dell’aggressione subita nella centralissima Riviera di Chiaia. Ma ciò che ha raccontato Russomagno ai pm, che probabilmente sarà ascoltato la prossima settimana dagli avvocati dell’imputato, apre scenari inquietanti sulle rapine degli ultimi anni.

I calciatori venivano puniti – conclude il pentito, le rapine erano una sorta di ritorsione e i motivi erano tre: o perché giocavano male, o perché offendevano i gruppi ultras con dichiarazioni contro il tifo violento, o perché non partecipavano alle riunioni dei gruppi, com’è stato per le rapine a Cavani, Lavezzi o Hamsik. So che il gruppo della curva A dei Mastiffs è molto violento e non gradisce commenti dei calciatori del Napoli sulla violenza negli stati. Sono stesso loro che la maggior parte delle volte restituiscono gli orologi rapinati ai calciatori“.

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