Città della Scienza, si cerca la ‘talpa’ all’interno della struttura

Un complice interno a Città della Scienza o comunque così ben inserito da poter dare le informazioni utili a preparare il piano incendiario: è quello che cercano gli investigatori nelle indagini sul rogo che ha mandato in cenere il polo scientifico di Bagnoli. L’inchiesta vede la collaborazione di carabinieri, digos e squadra mobile: elementi decisivi per far chiarezza sull’intera vicenda potrebbero arrivare dagli esiti degli esami della scientifica.

Intanto alcuni punti sembrano ormai conclamati: l’incendio è stato opera di specialisti, professionisti che sapevano dove mettere le mani e capaci di individuare l’orario e le modalità perfette per ottenere il massimo, senza rischiare nulla; non c’è stato un solo punto di innesco, ma almeno sei (una tesi investigativa arriva a ipotizzare fino dodici potenziali inneschi); i custodi non si sono accorti dell’incendio, forse perché divampato lato mare, ma l’allarme è stato dato da un residente.

Ma è soprattutto sulla possibile presenza di un basista, un ‘palo’ interno alla struttura, che si stanno concentrando le attenzioni degli inquirenti che dai primi momenti delle indagini hanno provato a non disperdere indizi che potrebbero ritornare utili nel corso dell’inchiesta. Mentre si procede con la ricostruzione dettagliata dell’incendio, i magistrati lavorano anche sul movente che ha portato al rogo: per questo si stanno esaminando i documenti su appalti, gare, assicurazioni, suoli e anche le ultime vicende legate alla bonifica dell’area e alla criminalità organizzata.

Scoprire perché è stato deciso di ridurre in cenere Città della Scienza darebbe un impulso decisivo alla ricerca di chi ha appiccato il fuoco che ha trasformato in scheletro uno dei fiori all’occhiello di Napoli.

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