Elezioni: il PDL chiude a Napoli

Da oggi e fino all’apertura delle urne cala il silenzio elettorale anche su Napoli, ma prima della due giorni che consegnerà all’Italia un nuovo governo, il Popolo delle Libertà ha chiuso in grande stile la sua campagna elettorale nel capoluogo partenopeo.

Folla delle grandi occasioni alla Mostra d’Oltremare, Padiglione 6, dove una platea affollatissima ha atteso sin dal primo pomeriggio l’arrivo del presidente del partito, Silvio Berlusconi. Sorrisi e facce emozionate, per la scelta di Silvio di concludere la maratona propagandistica proprio a Napoli, città che ha dato i natali alla sua giovane fidanzata, Francesca Pascale. Poi però verso le quindici, le agenzie hanno battuto la notizia che Berlusconi, causa una fortissima congiuntivite, sarebbe rimasto a casa, perché obbligato dal suo medico ad un po’ di riposo, doveroso e necessario perché oltre all’irritazione agli occhi gli è stato diagnosticato anche il distacco del vitreo, per il quale il cavaliere deve limitare gli sforzi al minimo.

Tutto era pronto ormai e di certo non si poteva annullare l’evento ed allora alle 17 il coordinatore regionale Nitto Palma, sale sul palco salutando la folla e chiamando a gran voce il segretario nazionale del partito, Angelino Alfano, che da perfetto oratore è riuscito a scaldare il pubblico prima del collegamento televisivo con Berlusconi. Nel suo discorso Alfano ha affrontato sommariamente i punti del programma, che poi sono stati enunciati da Berlusconi, spaziando dall’IMU al redditometro, che così com’è non funziona affatto, fino ad arrivare al tema dei contanti per il quale ha criticato prima Monti, che ha creato il tetto dei mille euro e poi Bersani colpevole addirittura di voler abbassare ulteriormente il limite massimo di spesa in contanti. Non è mancata una breve cronistoria degli ultimi anni di governo fino allo sgambetto di Fini, chiamato da Alfano, il traditore e per il quale alcuni dei presenti in sala hanno chiesto addirittura la pena capitale. Poi durante il suo discorso, sui monitor ai lati del palco è comparsa la figura di Berlusconi con tanto di applausi da parte del pubblico.

Lo show del Cavaliere. Un lungo e preciso discorso, calmo e pacato come da prescrizione medica, che sulla scia di quanto detto da Alfano ha infervorato la platea, che a gran voce ha chiesto condono e sgravio delle tasse. Silvio non ha certo deluso, puntando il dito contro Monti e l’IMU, contro Bersani ed il suo statalismo, contro Grillo ed i suoi black block inseriti nelle liste. Ne ha per tutti e soprattutto dispensa ricette per uscire dalla crisi e risollevare le sorti dell’Italia. Punta il dito contro i suoi competitor che pensano che i cittadini debbano rendere servizi alla Stato, mentre per lui è lo Stato che deve rendere servizi ai cittadini. Critica Monti accusato di non capire niente di economia, perché con l’IMU da lui introdotta (anche se in realtà semplicemente anticipata di un anno rispetto al piano di governo del Cavaliere) ha fatto crollare il mercato dell’edilizia. Elogia e si vanta della sua concezione liberale al contrario dell’eccessiva visione statalista della sinistra. Poi è ritornato su Monti colpevole di aver messo in campo una ricetta di cattiveria pura, rendendo Equitalia il nemico dei cittadini ed alleata di uno Stato nemico della gente. Colpi per tutti quelli del Cavaliere, convito più che mai del recupero nei sondaggi e della vittoria finale. Berlusconi poi prima dei saluti ha spiegato anche il suo piano per la riduzione dell’oppressione fiscale che grava su cittadini ed imprese, parlando della diminuzione del costo dello Stato mediante la riduzione dei costi della macchina pubblica, risparmio che dovrebbe avere come primo effetto la riduzione dell’IRAP per le imprese, da lui rinominata imposta rapina.

Alla fine del suo discorso inevitabile l’ovazione del pubblico, che non ha mancato di applaudire a scena aperta ogni proposta del Cavaliere, dando vita in alcuni momenti a veri e propri cori da stadio. Adesso però tutto si ferma e la parola passa alla cabina elettorale ed alla fine, tra promesse e proclami, chiunque avrà l’onere non facile di governare, dovrà fare i conti con una crisi che continua ad essere viva e presente, specie per i meno agiati che vedono ancora lontana la luce alla fine del tunnel.

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