Biblioteca Istituto italiano per gli studi filosofici, l’accusa di Marotta

Addio Napoli: trecentomila libri, un patrimonio culturale dal valore di dieci milioni di euro, lascia la città e va a “morire” in un capannone di Casoria. È il triste destino della Biblioteca dell’Istituto italiano per gli studi filosofici e dei suoi numerosi volumi: dalla prima edizione italiana dell’Encyclopedie di Diderot e D’alembert agli scritti di Benendetto Croce, sono tantissimi i libri acquistati dall’avvocato Gerardo Marotta dal dopoguerra ad oggi che rischiano di ammuffire in un capannone di periferia.

Nessun dubbio sui colpevoli nelle parole dello stesso Marotta: “I volumi moriranno in un capannone – afferma l’avvocato dalle pagine di ‘Repubblica’ -. È un insulto alla cultura, un assassino commesso dall’inerzia della Regione“. Secondo Marotta l’ente di Palazzo Santa Lucia da almeno un decennio promette di creare una biblioteca per l’istituto e invece ora la giunta Caldoro ha ritrattato tutto.

Dopo anni di battaglia, l’avvocato Marotta ha detto basta e quando è arrivato l’intimo di sfratto da parte del proprietario dell’appartamento di viale Calascione ha deciso di trasferire tutto a Casoria: “È stata una battaglia infinita, mi hanno lasciato solo”, l’amaro sfogo del fondatore dell’Istituto. Tutto inizia nell’epoca di Bassolino, quando una delibera regionale stanzia sei milioni per la creazione del polo bibliotecario che avrebbe dovuto nascere nel palazzo del Coni.

Nel 2011 una delibera della giunta Caldoro conferma la realizzazione di una bibilioteca nel palazzo del Coni, ma dà precedenza ai volumi regalati in copia alla Regione: “Ci hanno fatto fuori – accusa Marotta -. Qualcuno sta giocando sporco per intascare i fondi europei per la digitalizzazione dei libri dell’istituto e per il polo“. Così dopo il maestro De Simone che ha trasferito a Portici la sua scuola di musica, un altro pezzo di cultura lascia Napoli: una città che non sembra in grado di custodire i suoi gioielli.

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