Altro che videosorveglianza: a Napoli una telecamera su tre è spenta

Dovevano essere il pezzo forte nell’ambito di una strategia tesa ad assicurare più sicurezza a Napoli, al momento però il progetto videosorveglianza è soltanto un’utopia ancora lontana dalla realizzazione. Sulla carta i 20 quartieri di Napoli saranno monitorati con oltre 400 telecamere di videosorveglianza e lettori ottici, installati grazie al Pon Sicurezza 2007-2013.

La presenza di telecamere in strade e vicoli della città può trarre in inganno e far pensare a un progetto in pieno svolgimento, la realtà però è tutt’altra cosa: dei tanti ‘occhi elettronici’ installati a Napoli, uno su tre è spento.

Niente aiuto quindi per gli agenti delle forze dell’ordine che sono costretti a fare a meno nelle loro indagini del contributo fondamentale delle telecamere. Un caso lampante arriva da Forcella, dove nella notte tra il 20 e il 21 maggio scorso, mentre la città esplodeva di gioia per la vittoria della coppa Italia, si consumava l’omicidio di Giovanni Saggese. Il luogo dove è avvenuto l’agguato è piazza Calenda, dove sono installate almeno tre telecamere: peccato però che quando i carabinieri hanno provato ad acquisire i filmati, hanno scoperto che nessuna delle tre era in funzione.

Ed è solo uno dei tanti episodi:  la Stazione Marittima, ad esempio, è teatro di continui furti di motorini, cosa strana per un’area che dovrebbe essere videosorvegliata. Anche in questo caso le telecamere sono tutte fuori uso, come molte altre sparse per la città. Quella che è tutt’ora un’idea vincente nella lotta alla criminalità si spegne lentamente, così come sono spente le telecamere che dovrebbero assicurare maggior sicurezza ai cittadini.

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