Bollino blu, i fondi utilizzati in consulenze

Tante consulenze, nessuna azione concreta: sono spesi così i soldi incassati dal Comune di Napoli attraverso il Bollino blu. Ogni anno automobilisti e motociclisti devono verificare le emissioni dei gasi di scarico dei propri veicoli e dimostrare l’avvenuto controllo attraverso l’esposizione del bollino blu: parte dei fondi ricavati da queste verifiche arrivano all’interno delle casse di Palazzo San Giacomo, che dovrebbe utilizzarli per finanziarie azioni concrete per contrastare l’inquinamento atmosferico. Ma che fine fanno questi soldi?

In un articoli pubblicato su Repubblica Napoli vengono evidenziate tutte le spese sostenute dall’amministrazione comunale con i ricavi ottenuti dai bollini blu: davvero poche gli atti tesi a limitare l’inquinamento, tante invece le consulenze pagate profumatamente.

Degli oltre 600mila euro raccolti, 121mila mila euro sono destinate all’Anea per la campagna di informazione sul bollino blu, l’assistenza tecnica e i controlli presso le officine, più 20 giornate di controllo in strada. Altri 49.973 euro sono invece dati all’Università di Bergamo per razionalizzare i servizi energetici acquistati dal Comune e per formare un’unità che vada ad affiancare l’Energy manager per ridurre i consumi di energia di Palazzo San Giacomo. In entrambi i casi le cifre superano i 40mila euro e avrebbero dovuto essere assegnate tramite gara, che in realtà non si è mai svolta. Poi ci sono circa 80mila euro affidati al Dipartimento di informatica e sistemistica e a quello di Chimica della Federico II per raccolta dati, campagna di monitoraggio e raccolta documentazione sui metodi di misurazione degli inquinanti. Quasi cinquantamila euro sono arrivate nelle casse dell’Associazione certificatori energetici per la definizione di procedure per le verifiche sull’efficienza energetica, mentre circa 180mila euro sono stati dati al consorzio Concessioni reti gas per “attività e consulenza e supporto. Restano i 70mila euro circa spesi per il noleggio di sei mezzi elettrici: l’unica spesa che può essere far rientrata nel novero delle ‘azioni concrete’.

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