Inceneritore a Giugliano inizia la mobilitazione

Si ritorna a parlare di Taverna del Re e delle sue ecoballe. L’attenzione adesso è concentrata su come smaltire la sconfinata città della spazzatura nata undici anni fa, frutto di un perverso, contorto ed ormai non più segreto, progetto di arricchimento per pochi fortunati, che prende il nome di Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti Urbani della Regione Campania. Un piano nel quale discariche ed inceneritori sono il perno su cui ruota tutto il succulento business dei rifiuti. Perché in sostanza meno si differenzia, più rifiuti possono essere bruciati o messi in discarica.

Non la pensano così però, i membri del Presidio Permanente contro la discarica di Chiaiano, che per anni si sono battuti contro l’apertura della discarica e nonostante lo Stato con la forza l’abbia aperta, hanno lottato fino all’ultimo affinché venisse chiusa, poiché nulla era a norma e nonostante tutto Regione e Provincia volevano che continuasse a vivere fino al 2013. Dopo la vittoria per aver ottenuto la chiusura della discarica, i cittadini di Chiaiano, Mugnano e  Marano, oltre che rappresentanti provenienti da Quarto, Giugliano ed altre realtà, martedì scorso si sono dati appuntamento presso il Presidio Permanente di Chiaiano, alla rotonda “Titanic” per dar vita ad un’assemblea pubblica nella quale il tema caldo è stato proprio l’eventuale decisione di costruire un inceneritore apposito per lo smaltimento delle “montagne di balle” di Taverna del Re. Un problema che prima o poi andrà affrontato e che al momento sembra di difficile soluzione, perché le comunità non vogliono subire ulteriori danni alla salute, oltre quelli già provocati dalle ecoballe che hanno ammazzato le campagne circostanti,  dalla discarica di Chiaiano e da quelle di Villaricca. L’inceneritore sarebbe il completamento perfetto di un piano di morte degno delle menti più sadiche, che lentamente ha già inquinato campi e falde acquifere e che ora vorrebbe dare il colpo di grazia attraverso l’inquinamento per via aerea, con le ceneri, i fumi e le diossine di un inceneritore che deve andare bruciare una quantità indescrivibile di immondizia, frutto di una mentalità politico/affaristica che ancora oggi continua ad insinuarsi nei palazzi in cui si amministra.

La mobilitazione è soltanto all’inizio, perché per il momento quella dell’inceneritore è ancora una proposta, ma i comitati, sempre attivi sui propri territori, hanno iniziato a sensibilizzare la gente, puntando in alto, perché quello che va cambiato è il Piano Regionale dei Rifiuti, estromettendo per primi tutti coloro che per anni si son riempiti le tasche mentre le militarizzazioni e gli avvelenamenti autorizzati andavano avanti tra il dolore e la sofferenza delle popolazioni costrette a subire  senza nessuna possibilità di replica.

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