A Fuorigrotta la 32a Fiera del baratto e dell’usato

Da fuori sembra non esserci nessuno. In molti stanno seduti sulle panchine vicino al prato, quasi fossero lì per godersi il sole pomeridiano. Poi si entra dentro e ci si accorge di come stanno veramente le cose: sale e sale piene di stand, un via vai di persone che con il passare delle ore aumenta invece di diminuire. Sono anni che Napoli ospita questa fiera, divenuta un appuntamento (semestrale) per i cittadini napoletani e non solo. Ad organizzarla l’associazione Bidonville, che festeggerà il prossimo anno i 20 anni della sua nascita. Per saperne qualcosa, parliamo con il presidente, Augusto Lacala.

Come le è venuta in mente l’idea di fondare l’associazione Bidonville?

“Dunque l’associazione Bidonville nasce da un’esigenza che ho avvertito quando sono rientrato in Italia dopo aver vissuto parecchi anni all’estero. Mi sono reso conto che le problematiche che si affrontavano nelle mia città, a Napoli, riguardo la raccolta differenziata, il riutilizzo degli oggetti che io vedo agli angoli delle strade a volte seminuovi, mi creavano un certo fastidio. Io venivo dai paesi del sud America dove non si sprecava nulla, qualsiasi cosa era riutilizzata. E così è nata l’idea di proporre a chi era sensibile a questi argomenti la possibilità di entrare in un’associazione che creai allora con Sandro Luglio, il cofondatore insieme a me. Bidonville è l’associazione di chi riutilizza tutto, anche la testa. Chiaramente questa ultima frase è una provocazione indirizzata a chi ancora non si è reso conto dell’importanza del riuso e del riutilizzo. Oltre a essere un imperativo categorico rispetto a una crisi ambientale che stiamo vivendo, permette di risparmiare a chi compra e rientrare di una parte delle spese a chi vende l’oggetto”. 

Quindi il riutilizzo delle cose è stata l’idea per promuovere la Fiera del baratto e dell’usato?

Esatto. Abbiamo iniziato proprio dal baratto. All’inizio eravamo in un garage vicino all’università dove proponevamo ai nostri soci lo scambio di abiti, compact disk e libri. Poi ci chiedevano sempre più spazio, ed ecco che abbiamo iniziato a prendere degli spazi qui alla Mostra d’Oltremare, per permettere ai soci di barattare, o di permutare o di vendere tra loro e con il pubblico le loro cose usate. Dalla prima edizione con una cinquantina di soci, siamo arrivati a 500 stand e 2.000 espositori.

E i visitatori per così dire esterni quanti sono?

La frequentazione media è di 10.000 persone paganti al giorno. Il contributo è di 5 euro, ma non per tutti: i bambini fino ai 12 anni e gli anziani sopra i 70 non pagano. I primi perché cerchiamo di diffondere questa filosofia ai giovani, i secondi per il rispetto che a loro è dovuto.

Il messaggio che lei lancia alle nuove generazioni è quello di non sprecare ma di riutilizzare. Donare nuova vita a ciò che noi crediamo inutile ma che in realtà non lo è…

“La riflessione da fare è questa. L’esigenza dell’oggetto, qualsiasi esso sia, va contestualizzato. Faccio l’esempio della carrozzina. Le prime settimane di vita è fondamentale, ma già al quarto mese, quando il bambino è cresciuto e va nella culla, la carrozzina diventa un problema. Non si sa dove metterla, ma non la si può buttare, perché sono stati spesi dei soldi. L’esigenza non è dovuta al desiderio, ma al momento che noi viviamo”. 

Come vede lei la situazione dei rifiuti a Napoli?

Io faccio mio lo slogan dell’Asia. Più adesioni e meno rifiuti. Meno rifiuti e più adesioni. E non solo rifiuti in quanto tali, anche rifiuti nei confronti dell’altro. Abituiamoci a dire sì, ricominciamo di nuovo a dire sì alle persone, agli oggetti. Altrimenti non ne usciamo da questa situazione.

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