Al posto degli iPad arrivano mattoni: pacco reale o messa in scena?

Un’azienda di Assago, in provincia di Milano, aveva ordinato ben 324 iPad della Apple ad un’azienda napoletana, ma alla consegna, avvenuta nei tempi e nei modi prestabiliti, si è vista recapitare solo mattoni e blocchi di tufo. Il fatto è avvenuto lo scorso 4 novembre quando l’azienda milanese in questione, che aveva effettuato la richiesta tramite un intermediario, si è vista recapitare  la merce richiesta in tempi brevissimi, considerato che il bonifico bancario da 148mila euro era stato effettuato soltanto il 28 ottobre, quindi esattamente una settimana prima della consegna.

Grande è stata la sorpresa dell’azienda assaghese nel ritrovarsi mattoni e blocchi tufacei anziché i tanto agognati iPad;   si è quindi subito provveduto a sporgere denuncia sull’accaduto: il VI dipartimento della procura di Milano, coordinato dal procuratore aggiunto Nicola Cerrato, ha aperto un fascicolo contro ignoti con l’ipotesi di truffa.

La notizia però ha delle incongruenze notevoli, primo fra tutti la denuncia avanzata verso ignoti. Resta un po’ difficile che un’azienda, qualunque essa sia, versi in anticipo 148mila euro per merce acquistata attraverso un intermediario dalle referenze non note e assicurate, da uno che gestisce “traffici” tecnologici da e verso aziende “misteriose”. In più, un prodotto della Apple generalmente si acquista presso gli store ufficiali dell’azienda di Cupertino, anche perché lo sconto applicato ai rivenditori è assolutamente minimo, quindi non conveniente per un’azienda qualunque che abbia poi intenzione di rivenderlo (se non a prezzo maggiorato, ovvio) o per un’azienda che lo debba poi acquistare a prezzi più alti.

Inoltre, soprattutto in tempi di crisi, sembra strano che un’impresa paghi in anticipo la merce, senza averla né visionata né testata, quando, in genere, i pagamenti ai fornitori vengono effettuati almeno a 30 giorni dalla consegna della merce e molto raramente in anticipo. Stesso discorso per il bonifico bancario: per effettuarlo, com’è noto, bisogna avere i dati del conto corrente al quale è destinato, quindi la denuncia verso ignoti appare ancora più irreale.

In ultimo, ma non da sottovalutare, della consegna della merce è responsabile il venditore (salvo accordi differenti) e, spesso, coperta da assicurazione, quindi, considerato il caso del raggiro, anche l’azienda presunta napoletana avrebbe dovuto sporgere denuncia per truffa.

Ragionando in termini meramente sediziosi, si potrebbe azzardare addirittura l’idea che si tratti di una sorta di messa in scena per gettare fango dove in realtà non c’è, cosa che danneggia non solo l’economia campana, ma anche e soprattutto tutte quelle aziende oneste che, nonostante tutto, ancora resistono alla crisi.

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