Ritorna al PAN il World Press Photo

Una fotografia non è solo una bella immagine da vedere e contemplare. In una fotografia, in quell’attimo in cui un istante è fermato per sempre, c’è un mondo che si svela e più si entra nella foto e più questo mondo offre mille sfaccettature diverse. Un universo fatto di stati d’animo, emozioni, di sensazioni che vanno dallo stupore, allo sgomento, dalla rabbia fino alla gioia. Tutto è riassunto in una fotografia, un semplice scatto, nel quale, oltre alla dote tecnica che ogni singolo fotografo porta con se, è presente la volontà di raccontare il proprio personale punto di vista, di una realtà che non sempre è tinta di rosa. Molto spesso infatti, vediamo su riviste, giornali, sul web, fotografie che raccontano storie struggenti, spesso quasi inverosimili, ma che quotidianamente accadono lontano da noi, in luoghi dei quali spesso ignoriamo anche l’esistenza. Ma è grazie al coraggio e alla voglia narrativa di un “folle” che è arrivato fin laggiù, noi riusciamo a conoscere un po’ di più il mondo che ci circonda. Perché fotografare non è soltanto realizzare un bel ritratto o catturare un bel paesaggio.

Il fotogiornalismo è un arte eccelsa, che affonda le proprie radici lontano nel tempo e come arte deve essere messa al servizio della crescita di ogni individuo. Questo in sintesi, potrebbe essere lo spirito del fotogiornalismo e dei suoi protagonisti. Uomini e donne, che dedicano la loro vita all’esercizio del racconto attraverso le immagini scattate nei luoghi più disparati ed in tutti i tipi di condizione. Dalle guerre alle calamità naturali, dagli avvenimenti sportivi alla semplice vita quotidiana, tutto è narrabile attraverso una fotografia. Tutto questo è in sostanza il World Press Photo. La più grande mostra itinerante del fotogiornalismo mondiale dedicata quest’anno a Tim Hetherington e Chris Hondros, due fotografi che hanno perso la vita in Libia lo scordo Aprile.

Dal 1955, anno della prima edizione in Olanda, il concorso aperto a tutti i fotogiornalisti del mondo (e che non prevede tassa d’iscrizione), ha fatto una strada lunghissima, fino a divenire una mostra itinerante in giro per il mondo intero e che da domani apre al pubblico napoletano, presentandosi con numeri da capogiro: nove categorie, cinquantacinque fotografi premiati, provenienti da ventitre nazioni.
Un evento di caratura mondiale, che per il secondo anno consecutivo fa tappa a Napoli, dopo che l’anno scorso fu proprio il napoletano Pietro Masturzo a vincere il WPPH 10 ed è proprio grazie al successo di critica e di pubblico, che anche quest’anno l’Associazione culturale Neapolis.Art, ha deciso di farsi nuovamente carico dell’organizzazione dell’evento, con grande gioia da parte del mondo della fotografia napoletana e non solo che, vede la propria città inserita nuovamente nel tour del più grande evento di fotogiornalismo del mondo.

Napoli e il suo rilancio culturale passano anche da qui, come ha tenuto a specificare l’assessore alla cultura del Comune di Napoli (che ospita l’evento nel Palazzo delle Arti di Napoli a via dei Mille) Antonella Di Nocera, presente all’anteprima per la stampa.
Un viaggio lunghissimo attraverso le immagini più belle, toccanti, scioccanti dello scorso anno, messe li tutte insieme e da tirar giù tutte d’un fiato.
La foto vincitrice di quest’anno è di Jodi Bieber, fotografa sudafricana, che ha immortalato Bibi Aisha, ragazza afghana di diciotto anni, sfigurata dal marito perché colpevole di essere fuggita di casa. Una storia dietro uno scatto. Una storia che avrebbero conosciuto in pochi, ma che adesso è davanti agli occhi di tutto il mondo. Ma come questa ci sono tante altre storie celate dietro quelle foto, spesso drammatiche, come le immagini del terremoto ad Haiti o degli aborti illegali in Kenya, in cui centinaia di donne perdono la vita ogni anno, i cui scatti (molto toccanti) sono stati realizzati dalla giovane fotografa americana Sarah Elliott, presente alla press preview insieme ad un’altra fotografa americana, Darcy Padilla, autrice di un reportage su una ragazza tossicodipendente, durato diciotto anni.

Non solo dramma ma anche tanta voglia di conoscenza, come le foto dell’indiano Amit Madheshiya, che ci fa scoprire il mondo (soprattutto i volti) del cinema itinerante indiano o come le immagini della vita dei cigni selvatici catturate dall’italiano Stefano Unterthiner.
Il World Press Photo, non è solo un’esposizione di fotografia, è anche incontri e workshop, alcuni dei quali tenuti dagli stessi fotografi premiati al concorso. Un’occasione anche di crescita per i fotografi delle nuove generazioni, che avranno la possibilità di apprendere direttamente dalla voce dei protagonisti del fotogiornalismo internazionale.
Un evento da non perdere dunque, che sarà ospitato a Napoli, presso il PAN fino al quattro gennaio 2012 e che testimonia soprattutto il fatto che a Napoli, sono ancora presenti professionalità e potenzialità che meritano di essere valorizzate e che con passione ed impegno è possibile realizzare grandi manifestazioni culturali, che fanno della qualità di ciò che si crea, un punto imprescindibile.

Info: World Press Photo 2011- Napoli PAN[Palazzo delle Arti Napoli], via dei Mille-dall’8 Dicembre 2011 al 4 Gennaio 2011-chiuso il Martedì-costo euro 5,00- www.worldpressphoto.it / www.neapolisart.org

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