Stop cure Pascale

Grandi difficoltà nel reparto di radioterapia dell’ospedale Pascale: non funzionanti alcune tecnologie diagnostiche, mentre risultano bloccate due macchine utilizzate per la radioterapia. A farne le spese le donne affette da neoplasia al seno: per loro si sta pensando al trasferimento in un’altra struttura cittadina. I problemi sono dovuti, a quanto si apprende, al rinnovo tecnologico di due acceleratori lineari: per la loro installazione dovrebbero essere rimossi quelli che sono stati utilizzati fino ad oggi.

La denuncia dei disservizi arriva dall’associazione di Tutela diritti del malato, dai sindacati dell’istituto e dall’Udi (Unione donne italiane) di Napoli che hanno manifestato questa mattina davanti all’uscita della metropolitana del Polo oncologico: “Con la decisione di chiudere i due acceleratori Philips,  – afferma l’Udi – impiegati soprattutto nel trattamento del seno, si assesta un ulteriore colpo alla radioterapia; ancora una volta sono gravemente penalizzate le donne che già da due mesi non hanno accesso alla cura“.

A essere sotto accusa anche la decisione del Pascale di trasferire i pazienti presso altri centri (firmato un accordo con l’Ascalesi) per continuare le cure: “Si chiede ai tecnici di spostarsi dopo l’orario di lavoro in un’altra struttura. I pazienti poi faranno le indagini preliminari, l’eventuale intervento, i controlli e le visite al Pascale, mentre per la radioterapia dovranno spostarsi all’Ascalesi. Magari dopo dovranno ritornare al centro per i tumori per nuove visite oncologiche e altri esami. Perché la direzione non lascia i due acceleratori in funzione, mentre si adopera per installare le nuove apparecchiature?”

La domanda dell’Udi riceve una risposta immediata da parte di Tonino Pedicini, direttore generale dell’Istituto Nazionale Tumori, Fondazione Pascale, secondo cui gli acceleratori in questione sono usciti fuori produzione dal 2000: “Erano stati dichiarati fuori uso dal precedente primario oltre cinque anni fa, mentre l’attuale direttore li ha definiti pericolosi”. Secondo Pedicini non potevano continuare a restare in funzione perché “fino ad agosto si sono guastati più volte, con ripetute soste forzate”, inoltre “il loro impiego è stato limitato a 20 trattamenti al giorno contro gli attuali 40/50 dell’acceleratore Variant”. Proprio questa macchina permetterà secondo quanto afferma il direttore generale del Pascale di “compensare la dismissione di entrambe le tecnologie, lavorando per 12 ore al giorno”.

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