Gli operatori sociali occupano il Maschio Angioino


E’ in corso una nuova protesta degli operatori sociali del comitato “Il welfare non è un lusso”, in cinquanta attualmente occupano il Maschio Angioino, uno dei simboli di Napoli, e due di loro sono saliti su una gru del cantiere della Metropolitana.
Tale protesta è dovuta ai tagli nel settore, in seguito al blocco del Piano Sociale di Zona.
Napoli, come molte altre città non è nuova a tali occupazioni, già qualche giorno fa la sede dell’assessorato al Bilancio del Comune di Napoli fu oggetto di occupazione.
Stavolta le proteste chiamano direttamente in causa il governatore regionale. “Chiediamo un incontro con il presidente regionale Stefano Caldoro afferma il presidente di Gesco e portavoce del comitato, Sergio D’Angelo Se le istituzioni locali non sono in grado di sostenere il sistema di welfare, si decidano a dichiarare lo stato di crisi e si rivolgano al Governo nazionale. Chiediamo a tutti un atto di responsabilità perché Napoli e la Campania stanno precipitando in una situazione di non ritorno, dove dall’emergenza si passerà allo smantellamento vero e proprio dei servizi sociali realizzati in questi anni con l’apporto fondamentale delle cooperative sociali e delle associazioni”.
Intervistato sull’argomento, l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, Giulio Riccio afferma: “Il Comune di Napoli manterrà tutti i suoi impegni nei confronti delle cooperative sociali e degli enti del terzo settore. Il Governo faccia altrettanto” e “Il premier di fronte alle sofferenze preferisce seratine bunga-bunga. Mi vergogno di essere italiano, Condivido pienamente il nome che si è voluto dare il comitato, “Il welfare non è un lusso” – sottolinea – Bisognerebbe spiegarlo a Berlusconi e al suo Governo che hanno dimezzato il fondo nazionale per le Politiche Sociali e quello per la non autosufficienza, scaricando sui Comuni tutto il peso della sofferenza che cresce in Italia e, in particolare, al Sud. Lasciare gli enti locali soli, dimezzando le risorse e bloccando quelle poche che ci sono quando ci sono, significa lasciare da soli i cittadini più deboli proprio quando ne avrebbero più bisogno, con la crisi economica che non è mai finita”

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