Vi presento in quest’articolo una maschera tipica del carnevale partenopeo ma non molto conosciuta: Felice Sciosciammocca.
Sciosciammocca in dialetto significa “stare con la bocca aperta, soffiare in bocca”, pertanto metaforicamente indica una persona credulona.
In realtà Felice è una mezza maschera o meglio un “carattere” come si usa dire nel gergo teatrale.
Antonio Petito scrisse per il nuovo personaggio/maschera varie farse, tra le quali si ricorda ad esempio: “Felice Sciosciammocca creduto guaglione ‘e n’anno”. Indossa un cilindro in testa, un abito a quadretti, il papillon, il bastone da passeggio, le scarpe lucide e usa un linguaggio imborghesito da “cocco di mammà”.
Sciosciammocca affiancherà la celebre maschera di Pulcinella nelle varie disavventure che li vedranno protagonisti, pertanto egli sarà visto dalla critica teatrale come l’antagonista di Pulcinella.
Tra le due maschere però ci sono notevolissime differenze; basti pensare che ognuna vive ed agisce in un proprio e determinato contesto storico–sociale. Pulcinella è portavoce del popolino napoletano; Sciosciammocca è il rappresentante della classe media-borghese di Napoli; per cui hanno una personalità e una gestualità totalmente differente.
Pulcinella, figlio della Commedia dell’Arte, ha una gestualità forte, immensa, egocentrica, invece il personaggio Sciosciammocca ha un temperamento più moderato, una gestualità più controllata.
Persino Antonio De Curtis, il grande Totò, era interessato a questo personaggio e lo volle sul grande schermo; infatti il personaggio napoletano è protagonista nei film: Un turco napoletano (1953); Miseria e nobiltà (1954) e Il medico dei pazzi (1954).