Pompei nuovo crollo. Note a margine di un fallimento che parte da lontano

Ancora Pompei ed ancora un cedimento strutturale. La zona è quella della Regio V, in un vicolo della via di Nola. A venir giù stavolta è una porzione di un muro (1,30 x 1,00 m) appartenente ad una domus priva di decorazioni pittoriche e completamente spoglia. Siamo in una zona chiusa al pubblico da tempo e nella quale già lo scorso anno sono state effettuate le perizie necessarie ad avviare i lavori per la messa in sicurezza.

Dai sopralluoghi effettuati dai tecnici della Soprintendenza e dai Carabinieri si è potuto accertare che il crollo non è recente ed è avvenuto sicuramente nell’arco temporale che va dall’ultima ispezione a qualche mese fa. Questo episodio sommato a quello di qualche giorno fa del furto del frammento di affresco, oltre a suscitare altro clamore pone però l’attenzione su un altro aspetto importante: la carenza di personale di controllo e sorveglianza all’interno dell’area archeologica. Con gli uomini a disposizione oggi non si è in grado di garantire un monitoraggio costante in tutto il parco archeologico ed allora può avvenire che nello stesso luogo tra un sopralluogo e l’altro possano passare anche tanti mesi.

MiBACT. Dopo la scoperta del furto dell’affresco il MiBACT attraverso un comunicato ha fatto sapere che sono state stabilite alcune misure straordinarie che puntano al rafforzamento degli standard di sicurezza del sito archeologico anche ricorrendo ad istituti di vigilanza specializzata; alla sottoscrizione della convenzione con la società Ales per l’acquisizione di 30 nuove unità di personale per l’accoglienza e di supporto alla vigilanza; al sollecito dell’espletamento delle gare per la videosorveglianza all’interno dell’area archeologica e per la nuova recinzione ed illuminazione; ricorso alla consulenza specializzata sulle misure di protezione interna da parte del Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale ed all’utilizzo delle competenze tecnico scientifiche dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro al fine di verificare lo stato delle aree danneggiate dal furto.

Osanna ed il suo staff sono al lavoro già da tempo per fare il punto della situazione e cercare di mettere in moto al più presto la farraginosa macchina burocratica e consentire l’avvio rapido dei nuovi lavori, ma un doveroso e necessario mea culpa andrebbe fatto guardandosi indietro per cercare di capire come sia stato possibile arrivare a questa situazione. Analizzando i dati su Pompei si può scoprire che nel 2009 (ultimo anno prima del commissariamento) i fondi ministeriali messi a disposizione sono stati circa 40 milioni di euro. Cifre importanti che forse sono state spese male o non spese affatto.

Pompei bella e dannata nel corso di questi ultimi venti anni è stata oggetto di tante, forse troppe speculazioni nelle quali gli interessi personali e di singole categorie sono stati anteposti al bene ed alla salvaguardia del sito stesso. Camminando per Pompei non si avverte questo stato di emergenza ed allarmismo troppo spesso sventolato sulle prime pagine dei giornali e nelle tv, si avverte però un senso di abbandono e trascuratezza in cui la legge (quella dello Stato) spesso è stata messa da parte e sostituita da leggi non scritte secondo le quali ad esempio i custodi (non tutti ci mancherebbe altro) si sono sostituti alle guide ed in cambio di soldi hanno aperto case normalmente chiuse, come abbondantemente testimoniato da numerosi turisti stranieri che negli anni scorsi sono venuti in vista nel sito archeologico più famoso del mondo. Pompei patrimonio dell’umanità, nel corso dell’ultimo ventennio è stata trasformata in un grosso baraccone da circo nel quale tutti dovevano arricchirsi, dagli abusivi all’esterno del sito (sempre tollerati dalle forze dell’ordine) fino ai custodi (quelli cattivi si intende) sempre ovattati da tanti diritti e pochissimi doveri, passando per ministri e funzionari di nomina squisitamente politica troppo spesso ciechi di fronte alle reali esigenze del sito, esempio su tutti è la realizzazione di una pista ciclabile praticamente mai utilizzata perché scomoda per andarci in bicicletta a meno che non ci si voglia preparare ad affrontare il famigerato pavè della Parigi-Roubaix.

Col senno di poi verrebbe quasi da dire che più di un restauro strutturale quello che occorrerebbe a Pompei è un restauro morale, perché Pompei per salvarsi ha bisogno di tutti noi. Chissà che adesso le cose non cambino davvero, chissà…ai posteri l’ardua sentenza.

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