Bankitalia, commercialisti preoccupati per privatizzazione

“L’Ordine e la Fondazione dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Napoli esprimono la più viva preoccupazione per gli evidenti pericoli sottesi all’operazione di privatizzazione della Banca d’Italia che il Governo ha posto in essere con il Decreto legge n. 133 del 27 novembre 2013, attualmente in corso di esame alla Camera ai fini della eventuale conversione”. Lo affermano Vincenzo Moretta, numero uno dei dottori commercialisti napoletani e Salvatore Tramontano, presidente della Fondazione partenopea.

“I commercialisti fanno, dunque, proprie le pesanti perplessità espresse da numerosi componenti della Commissione Finanze della Camera dei Deputati in occasione dell’audizione del Ministro Saccomanni, avuta luogo il 16 gennaio. Nella sostanza, si modifica la disciplina legislativa in materia di controllo del credito, del risparmio e della vigilanza bancaria per sottrarre l’autorità preposta a tali funzioni di controllo – la Banca d’Italia – ad ogni vincolo pubblicistico e per metterla completamente e definitivamente a disposizione delle banche”.

“Autorevoli esponenti, come Nino Galloni, Salvatore Tamburro, Marco Della Luna – hanno sottolineato Moretta e Tramonatano -, hanno da tempo rilevato che non è ammissibile che l’ente preposto in Italia al controllo del credito ed alla vigilanza bancaria sia di proprietà dei soggetti privati – come tali, per definizione orientati al proprio profitto – al cui controllo l’ente stesso sarebbe formalmente preposto. In una fase già così drammatica per l’economia italiana, per le imprese e per i lavoratori, il decreto legge n. 133 del 27 novembre 2013 esprime un approccio al credito e al risparmio che si pone in manifesta contraddizione con la volontà dei Costituenti, i quali posero il lavoro a fondamento dell’Ordinamento nazionale e all’art. 47 disposero: ‘La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito’. Al contrario della Costituzione italiana, che subordina dunque gli interessi finanziari alla tutela del lavoro e del bene pubblico – , i trattati comunitari pongono il sistema bancario al vertice degli interessi e dei poteri: il dl 133/2013 sposa l’ottica europeista e bancocentrica e tradisce quella, orientata al bene comune, della Costituzione italiana.

Per i Costituenti l’Autorità preposta alla disciplina, al coordinamento e al controllo del credito dev’essere un’Autorità statale”.

L’Ordine e la Fondazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Napoli esortano il Parlamento a riportare la disciplina del credito nell’alveo della Costituzione nazionale e a riportare la tutela del lavoro al di sopra degli interessi delle banche, impedendo pertanto che l’abominio del Decreto legge n. 133 del 2013 possa divenire legge della Repubblica italiana.

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