Taverna del Re: l’inceneritore simbolo di un paese alla deriva

Diceva il saggio, chi è causa del suo mal pianga se stesso. Solo che il saggio non sa che esistono casi in cui i mali li devi subire e basta, senza che tu abbia fatto nulla per provocarteli. Che una buona fetta della popolazione napoletana sia restia ancora ad iniziare la raccolta differenziata, è un dato inoppugnabile, che spesso siano gli stessi cittadini a gettare i rifiuti nelle piazzole di sosta dell’Asse Mediano ed altre strade provinciali, anche questo è risaputo. Quello che non si sa però, o meglio che spesso non si dice è che, salvo qualche amministrazione che va “contro corrente”, non esiste la benché minima volontà politica di effettuare la sterzata decisiva verso nuovi sistemi di gestione dei rifiuti. Sistemi così detti alternativi, per nulla fantasiosi, tutti attuabili.

Parlare di Taverna del Re è come riaprire una ferita mai sanata. Quelle piramidi di rifiuti, costruite con estrema precisione, tutte li, visibili ma inaccessibili, messe in mostra quasi come monumento per i posteri a testimoniare l’estremo grado della follia umana. Dal 2001 ad oggi ettari di campagna sono state sottratti all’agricoltura, per far spazio all’immondizia attentamente sistemata in tanti isolati divisi da viali. Dovevano essere tutte ecoballe che nel fantasmagorico Termovalorizzatore di Acerra (inaugurato in pompa magna da Silvio Berlusconi nel 2009), avrebbero dovuto compiere la miracolosa trasformazione della spazzatura in energia. Tutta spazzatura frutto della raccolta differenziata di Napoli e provincia, che doveva purificarsi nel sacro fuoco del business. Invece dopo l’intervento della magistratura si è scoperto che nulla era stato differenziato, anzi tutto (ma proprio tutto) era stato impacchettato a dovere sapendo già che in quel mostro bruciatore, costruito da Impregilo e soci, non ci sarebbero mai potute andare. Dal 2001 uno ad oggi è stata messa in atto una brutta commedia all’italiana, con punte di pura sceneggiata napoletana e nel frattempo dietro i teatrini le piramidi di balle aumentavano fino a diventare una “montagna”.

Mentre la montagna cresceva le campagne intorno una ad una morivano. Le lacrime dei contadini, la loro disperazione, tutto passava in secondo piano ed a suon di manganelli e sirene, democraticamente si ampliavano gli spazi e costruivano nuove piramidi. Taverna del Re oggi è un enorme cimitero, camminare tra i viali silenziosi circondati dalle montagne di rifiuti impacchettati, mette quasi i brividi e la domanda sorge spontanea: come è stato permesso tutto ciò? E soprattutto da chi? Dove sono coloro che hanno firmato decreti, imposto sgomberi di presidi e autorizzato una devastazione ambientale e psicologica senza precedenti.

È di qualche giorno la notizia della veloce ripresa dell’idea di eliminare tutte le balle di Taverna del Re attraverso la costruzione in situ di un inceneritore ad hoc. L’Assessore regionale Romano ha infatti dichiarato che a breve sarà pubblicato il bando per l’assegnazione dell’appalto, che vale centinaia di milioni di euro. Nel cosiddetto “Decreto del Fare” da poco licenziato dal Governo, sono infatti previsti incentivi per la costruzione di inceneritori (in barba a quanto dice la comunità Europea che vuole dismetterli), mediante la reintroduzione del cip6, una tassa presente sulle bollette che serviva per garantire risorse economiche alle energie rinnovabili. Da qualche anno anche l’energia prodotta dai rifiuti è rientrata in questa categoria, per buona gioia di quei pochi grandi imprenditori che hanno usanza di dedicarsi alla costruzione proprio degli inceneritori. A Giugliano, schiacciata tra la morsa della discarica di Chiaiano, il sito di Taverna del Re, la discarica Resit ed un’altra manciata di discariche più o meno abusive sparse qua e la, l’allerta era già scattata l’anno scorso quando l’idea dell’inceneritore venne fuori per poi riassopirsi.
Adesso però sembra che si voglia fare sul serio, perché il 12 Ottobre prossimo sarebbe previsto l’avvio della gara che garantirà al vincitore un business incredibile. Quindici anni almeno di “fuoco vivo” che brucerà immondizia producendo moneta sonante per pochi e morte per molti altri, perché un inceneritore può bruciare in media 400mila tonnellate di spazzatura all’anno ed a Taverna del Re al momento ce ne sono 6 milioni…

La mobilitazione da parte dei comitati locali è già iniziata qualche giorno fa, nonostante il caldo, erano in molti a protestare davanti il municipio di Giugliano. Il timore cresce di ora in ora. Nel frattempo però i comitati territoriali di tutta la provincia di Napoli, in questi anni, si sono incontrati tra loro, creando una rete di assistenza e mutuo soccorso, sviluppando un sano senso di solidarietà che è riuscito a superare i confini territoriali. “Ne qui ne altrove” questo lo spirito di chi ormai da anni combatte e si oppone a sistematiche uccisioni di territori interi, dando prove di estrema resistenza, come a Terzigno e Pianura. Nessuno di loro vuole una guerra, sia ben chiaro, ma spesso davanti la cecità di uno Stato che decide ed impone cosa è giusto e cosa no, ai cittadini non restano che i propri corpi da utilizzare come estremo baluardo a difesa della propria esistenza. Taverna del Re è il simbolo di un paese intero, che non sa programmare nulla e che vive alla giornata, rimandando ai posteri i problemi e nascondendo la polvere sotto il tappeto. Noi che del nostro territorio avremmo potuto farci una risorsa infinita di turismo, gastronomia e benessere, siamo riusciti soltanto a devastare tutto. Giugliano si candida ad essere una nuova Val di Susa, perché l’inceneritore lì non lo vogliono e ci si può scommettere faranno di tutto per opporsi.

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