Società in arresto/Plastic Art Trash/Self Photoword

Società in arresto/Plastic Art Trash/Self Photowords si compone di tre mostre fotografiche “a staffetta” della durata di una settimana ciascuna, ognuna delle quali si apre con una performance di Scarlet Lovejoy, alter ego performativo di Iannaccone.

Società in arresto è un atto di accusa contro una società disorientata, indifferente e incapace di reagire alla spirale di violenza e degrado che la attanaglia e che ci precipita sempre di più in basso. Con tocco ironico e grottesco, la mostra ci presenta una carrellata di surreali “tipologie di reato”: alcune nascono dall’esagerata ingerenza dei media nella nostra vita privata, altre sono connesse alla sempre più preoccupante crisi economica. Un forte impatto emotivo caratterizza le istantanee che riguardano l’omosessualità, ancora considerata un reato in molti Paesi, e la Chiesa, che si macchia di orrendi crimini e misfatti protetta da mura di silenzio.

Plastic Art Trash è ispirata alla dolorosa piaga del degrado ambientale ed alla città di Napoli che, pur se ferita, sprigiona ancora i segni di una bellezza che può essere appannata ma non cancellata, e assurge a simbolo di quanto di grandioso l’uomo può creare, per poi abbandonarlo all’incuria e al declino sociale e culturale. Un viaggio fantasioso, ironico ed amaro attraverso i secoli della storia dell’arte internazionale: una rivisitazione dei più noti capolavori della nostra tradizione – da Leonardo da Vinci a Caravaggio, da Michelangelo a Picasso, passando per Frida Kalho, Munch e molti altri ancora – che vuole mostrarci il profondo legame che unisce l’umanità alla bellezza della creazione, cui tutti partecipiamo e di cui tutti siamo responsabili e custodi. Tra i titoli delle rivisitazioni, il Narciso del Percolato, Giuditta Killer Trash, Il ragazzo colpito dal tamarro, il Cristo contaminato, oltre a due opere  originali di Iannaccone, omaggio  malinconico e affettuoso alla bellezza di questa città ingabbiata, soffocata, malata.

Self Photowords è un progetto composto interamente da autoscatti sottolineati da “le parole che dovremmo dire a noi stessi”. Iannaccone ripercorre il sentiero, mai troppo conosciuto, che separa le imposizioni sociali dalla volontà di ciascuno di noi. Tutte le istituzioni che dominano e controllano le nostre esistenze sono passate al setaccio impietoso dell’obbiettivo del fotografo: la Chiesa, che vive dei nostri sensi di colpa per esercitare il proprio dominio, in La truccata Sindone e Adamo ed Eva; i mass-media con il loro potere anestetico in Media violenza di massa; la famiglia, coi suoi cordoni-catene che avvincono in legami tenuti insieme da insicurezze in Cordone ombelicale; Io non sono pazzo esplora la differenza tra la percezione che ognuno ha di sé e quella che ne hanno gli altri; infine lo sberleffo “quasi napoletano” Nunziatina, una madonna vittima di un angelo stalker e di uno spirito fecondatore che le fa vivere un dramma senza aver mai fatto sesso, e Omo me stesso, che afferma la necessità di amare se stessi per poter vivere bene con gli altri la propria omosessualità. Insomma, un piccolo manuale del Iannaccone-pensiero…

Marco Iannaccone/Scarlet Lovejoy è fotografo, astrologo, performer e drag queen. Ha studiato fotografia al Nigma Fotografi di Napoli e presso la scuola Bauer di Milano. La sua fotografia, che ha spesso come soggetto lo stesso artista nel suo alter ego performativo, mira, attraverso un linguaggio immediato e iperbolico che strizza l’occhio alla pubblicità, ironico e surreale, talvolta grottesco fino alla crudeltà, ad un forte impatto emotivo nella trattazione di tematiche come la libertà, la coercizione, l’identità. Ha esposto il suo lavoro in varie sedi, tra cui il Maschio Angioino, il Pan e il Madre a Napoli, la One Piece Gallery a Roma.

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