L’Europa indaga sui rifiuti di Napoli: “Hanno inquinato anche Croazia e Slovenia”

L’immondizia di Napoli nuovamente nel mirino della Commissione europea: è stata, infatti, aperta un’inchiesta sui rifiuti della Campania. L’accusa è di inquinamento transfrontaliero: in pratica si ipotizza che la spazzatura napoletana abbia inquinato altre zone d’Italia, come Puglia e Friuli Venezia Giulia, ma anche altre nazioni, come Slovenia e Croazia.

Sotto la lente di ingrandimento della commissione europea ci sono i trasferimenti fuori regione della monnezza campana che hanno permesso di ripulire le strade di Napoli: i ‘viaggi della speranza’ sono regolari? Questa la domanda alla quale sta cercando di rispondere l’Unione Europea: il sospetto è che nella gestione dell’emergenza non siano state rispettate le procedure di controllo stabilite dalle normative comunitarie, generando così una situazione di rischio ambientale in diverse regioni italiane e nei paesi confinanti.

Uno dei centri maggiormente coinvolti dallo smaltimento dei rifiuti campani è Trieste: qui sono state bruciate migliaia di tonnellate di monnezza nell’inceneritore  posto vicino al confine della Slovenia. Nazione che, al pari della Croazia, potrebbe così essere stata toccata dalle emissioni di diossina. L’inchiesta è nata dalla denuncia di tre organizzazioni non governative ambientaliste, Alpe Adria Green (Slovenia), Greenaction Transnational (Trieste) e il comitato Legamjonici (Taranto-Italia): a gennaio è arrivata la risposta della Direzione generale ambiente, ufficio applicazione e coordinamento per le infrazioni dell’Unione europea, che ha annunciato l’avvio delle indagini sullo smaltimento dei rifiuti in Campania.

Nella denuncia delle tre Ong, si accusa anche l’Italia di aver rimandato di un anno l’avvio del Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti che avrebbe consentito di controllare se la spazzatura dalle discariche della Campania era la stessa che arrivava a destinazione.

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