Rifiuti, dossier choc: in Campania boom di tumori

Di rifiuti si può morire, soprattutto se si vive in Campania: l’allarme, non il primo e non certo l’ultimo, arriva dal progetto Sentieri, finanziato dal ministero della Salute, che nella nostra Regione ha analizzato soltanto due dei cinque Siti di interesse nazionale da bonificare.

Il rapporto, lo stesso che ha portato la magistrature pugliese a disporre la chiusura di alcuni reparti dell’Ilva di Taranto, ha evidenziato dati allarmanti: nelle due zone analizzati si nota un eccesso rispetto al parametro medio di riferimento per la mortalità generale, per tutti i tipi di tumore, per quelli dell’apparato respiratorio, dell’apparato digerente, dell’apparato genitourinario.

In totale sono stati 88 i Comuni campani passati al setaccio dagli scienziati del progetto Sentieri, per un totale di 776.544 residenti, in pratica poco meno di un sesto della popolazione di tutta la Campania. Le zone di riferimento sono state quelle del litorale vesuviano (11 Comuni e 462.322 abitanti) e quelle del Litorale Domizio Flegreo e agro aversano (77 comuni e 141.793 abitanti). Per la prima zona si sono riscontrati sforamenti significati per le malattie apparato genitourinario; inoltre nel rapporto si evidenzia come in alcuni comuni presenti nella zona si è registrato un accesso di mortalità per il tumore del polmone, dello stomaco e della vescica per gli uomini e del tumore del fegato per entrambi i generi. Per la seconda invece uno sforamento significativo si è riscontrato per l’apparato digerente.

A incidere sui territori campani esaminati ci sono le numerose discariche, ma anche la presenza di siti di smaltimento illegale e di combustione: il consiglio è di effettuare studi per la valutazione dell’inquinamento ambientale presente in questo due aree e aumenti i percorsi di comunicazione, che coinvolgano anche le associazioni del territorio.

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