Le scosse avvertite due giorni fa a Pozzuoli hanno riportato all’attenzione di tutti l’assenza di piani di emergenza per i Comuni dei Campi Flegrei: niente vie di fuga, pianificazione di campi per ospitare eventuali profughi né tanto meno indicazioni su come muoversi.
Tutto è fermo in attesa che la commissione nazionale della Protezione civile porti al termine la realizzazione dello scenario di riferimento scientifico, sul quale poi i sindaci potranno basare i piani di emergenza. La commissione dovrebbe terminare il lavoro per la fine dell’anno e solo dopo tutti i comuni dell’area flegrea potranno dotarsi di piani di prevenzione ed evacuazione. L’ultimo documento approvato, come si può leggere sul ‘Mattino’, risale al 1984, realizzato subito dopo il bradisismo che portò il suolo 1,8 metri più in alto: un piano però ormai superato e che non prende in considerazione le vie di collegamento realizzate negli ultimi anni.
Da allora più niente, se non il piano di emergenza realizzato dalla Prefettura nel 2001 che univa in un unico progetto i rischi vulcanici dell’area flegrea e di quella vesuviana: in quel documento sono indicate anche le eventuali destinazione in caso di evacuazioni. Peccato che tra le varie zone che dovrebbero accogliere i cittadini campani ci sono anche Abruzzo, Emilia e Molise, regioni a loro volta devastante da terremoti negli ultimi anni: anche in questo caso si tratta di un piano ormai superato e non più utilizzabile.
Al momento quindi tutto resta sospeso in attesa delle conclusioni della commissione della Protezione civile e la gente non può far altro che aspettare e sperare che anche la Natura decida di restare ferma e ‘rispettare’ i tempi dell’uomo.