L’allarme dei medici: in Campania si vive due anni di meno

In Campania si vive due anni di meno: l’allarme è stato lanciato nel corso della presentazione del ‘Primo Osservatorio regionale per la valutazione dell’appropriatezza delle prestazioni sanitarie nell’area dell’assistenza primaria’ della Società Italiana di Medicina Generale (Simg) e del Consorzio nazionale delle cooperative mediche (Cncm).

L’incontro, tenutosi ieri alle Terme di Agnano, è stato l’occasione per tracciare un bilancio sullo stato di salute dei cittadini della nostra regione: dati certamente negativi e non solo per l’aspettativa di vita inferiore di due anni rispetto alla media nazionale a causa di “povertà, rifiuti, mancanza di istruzione”.

Le brutte notizie riguardano anche l’incidenza dei tumori dell’apparato respiratorio sulla popolazione e in questo caso a incidere sono l’elevato numero di donne fumatrici presente in Campania e l’inquinamento atmosferico, soprattutto nelle province di Napoli e Caserta. Dai allarmanti anche per l’incidenza del cancro alla prostata (15%), quello al colon (8%) e al polmone (6%) nonché per la crescita del numero di diabetici e dei sofferenti di insufficienza renale”. Il lavoro svolto dall’Osservatorio ha raccolto il plauso dell’assessore Tommasielli: “I medici dell’Osservatorio sono stati lungimiranti e hanno dimostrato che la Regione ha ottimi metodi d’analisi e strumenti di quantificazione che mirano a un buon rapporto costi/benefici”.

L’occasione è stato anche il pretesto per parlare del nuovo decreto sanità, soprattutto dell’aggregazione dei medici di famiglia che sta facendo molto discutere; “in Campania l’associazionismo previsto da Balduzzi è in funzione da più di 10 anni”, afferma Gaetano Piccinocchi, segretario nazionale della Simg, mentre il responsabile del settore ricerca del Cncm, Giovanni Arpino, aggiunge: “I medici di medicina generale hanno lavorato per mettere in piedi la prima rete di medici di famiglia ramificata nelle 5 province campane creando un database che contiene i dati relativi al 60% delle patologie più diffuse”.

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