Quarto: storia di un calcio che non c’è più

Esistono infinite storie da raccontare, tristi o che fanno sorridere. Storie di uomini e di donne che hanno compiuto gesta che resteranno immortali nei secoli. Esistono però anche altre storie, che si sviluppano in realtà lontane dal clamore dei media e dalla frenetica vita di tutti i giorni, nella quale si è troppo spesso impegnati ad inseguire chimere figlie di un consumismo che troppo velocemente sta invadendo ogni aspetto della nostra vita, sport compreso.

La storia che si è scelto di raccontare è una storia che parte dal basso ed è una storia che parla di sport. Di calcio per la precisione. Un calcio diverso da quello che siamo abituati a vedere oggi, fatto di soldi, interessi, lustrini e diritti televisivi da dividersi anche a discapito dei tifosi, troppo spesso costretti a pagare cifre esorbitanti per poter sostenere la propria squadra e che stanno rendendo il calcio uno sport in cui la palla rotonda di cuoio non è più la vera protagonista. La nostra storia narra di un calcio diverso, in cui l’unica cosa che conta alla fine della partita è quanto sudore c’è nella tua maglietta, a prescindere che tu abbia vinto o perso.

Siamo a Quarto, cittadina di circa quarantamila anime, balzata alla cronaca contemporanea per la brutta vicenda dei rifiuti in Campania, visto che nel giro di poco più di un anno è stata scelta a più riprese come potenziale sede di una discarica della spazzatura. Per una volta però l’immondizia non c’entra e ne siamo ben lieti. In questo paesino dormitorio della provincia di Napoli, circa un anno fa vide la luce un torneo di calcio, come tanti che ogni anno si organizzano un po’ ovunque in Italia. Questo torneo però ha da subito avuto il merito di essere leggermente diverso dagli altri. Per volontà di un gruppo di ragazzi afferenti al locale partito dei Carc, è stato ideato un torneo di calcio ad otto, in cui la posta in palio non è fatta da ricchi premi, ma dalla semplice gloria sportiva. Il Torneo Antifascista ed Antirazzista di Quarto, primo in Italia nel suo genere, nasce con la volontà di creare semplice aggregazione sociale in uno dei tanti paesi della sfortunata provincia napoletana, che al calar del sole si addormentano senza offrire ai giovani opportunità di svago e divertimento, per non parlare di occasioni di sviluppo lavorativo. Giovani uniti da un unico comune denominatore, la passione per il calcio.

Nella primavera dell’anno scorso la prima edizione ottenne un successo di partecipanti che sarebbe stato anche difficile da prevedere e che ha portato, data anche l’enorme richiesta, alla creazione della seconda edizione in estate. Successo annunciato anche per la seconda edizione che ha visto crescere il numero delle squadre partecipanti, provenienti da ogni parte di Napoli e provincia. Successo ottenuto anche grazie alla dedizione degli organizzatori. Pochi mesi fa, questo torneo, nato dal nulla ha visto concretizzarsi la sua terza edizione, ancora più grande, vista la richiesta di altre squadre che volevano parteciparci a tutti i costi. È così che un piccolo torneo di provincia si è trasformato in un campionato all’italiana a venti squadre, con tanto di piazzamenti in classifica per la partecipazione a coppe secondarie. Protagonisti sempre i ragazzi che ogni settimana si danno appuntamento su di un campo vicino allo stadio comunale di Quarto e danno vita a battaglie sportive in cui, oltre all’agonismo, è presente anche un altissimo livello tecnico. Un coinvolgimento costante che passa anche attraverso il web con una trasmissione sportiva totalmente autoprodotta, dal nome nostalgico di Cinquantesimo Minuto, diffusa attraverso youtube, nella quale si intervistano i protagonisti e si fa il punto della settimana.

Lealtà sportiva (premiata con un apposita coppa) ed aggregazione di giovani di ogni estrazione sociale, extracomunitari compresi, sono i pilastri sui quali si fonda il campionato. In palio solo coppe e medaglie. Nessun premio in denaro, nessuna consolle iper tecnologia, nessun viaggio premio alla squadra prima classificata. Si suda e si lotta su ogni pallone solo per trasmettere ai ragazzi i principi ed i valori della gloria sportiva. E allora ti capita anche di vedere in campo una squadra di ragazzi giovanissimi, come quelli della “Brigata Gennarino Capuozzo” messi insieme da Luca, un ragazzo molto più grande, nella passata edizione del torneo, con il solo scopo di far crescere in loro il senso di squadra e farli sentire partecipi di un gruppo unito al di la del risultato, sposando appieno l’idea di sport inteso come mezzo di crescita per le nuove generazioni e non importa se la Brigata non è riuscita a vincere alcuna partita, perché le emozioni che quei ragazzini hanno provato nel partecipare al torneo e nel confrontarsi tutti insieme nella competizione, è di per se la vittoria più grande che si potesse ottenere. Perché come recita uno slogan su una delle tante spillette commemorative realizzate in occasione della terza edizione, a Quarto esistono e fortunatamente resistono ancora ragazzi nostalgici di un altro calcio.

Impostazioni privacy