Spacey racconta: io, me e Riccardo III

A pochi giorni dalla messa in scena di uno degli spettacoli più attesi della stagione teatrale partenopea e che va a concludere la kermesse del Napoli Teatro Festival, l’attore protagonista del Richard III, Kevin Spacey, si lascia andare a dichiarazioni che riguardano il suo rapporto con il teatro e con l’Italia. «Non conosco bene l’Italia — ammette Spacey — anche se sono ovviamente affascinato dalla sua storia.
Avevo già sentito parlare della manifestazione di Napoli, ma non avevamo intenzione di portarvi lo spettacolo, perché ci aspetta una tournée molto impegnativa, quindi ora volevamo fare una pausa. All’interno della compagnia si è sviluppato un grande fermento, una gran voglia di cogliere al volo quest’occasione… ed eccoci qui».

Pur essendo un attore di teatro più che di cinema, come lui stesso ama definirsi, Spacey non conosce però nulla del grande maestro Eduardo De Filippo, fra l’altro molto celebrato anche nei teatri di Londra, città d’adozione dell’attore americano. E proprio a Londra Spacey dirige l’Old Vic, uno dei teatri storici londinesi che, fra sorti altalenanti, è stato interessato da un importante progetto di recupero e rilancio operato in larga parte dallo stesso attore.

Per quanto riguarda il Richard III, Spacey ammette che entrare nelle vesti di un personaggio così complicato non è affatto facile, neanche per un doppio premio oscar come lui: «È un personaggio che ti spinge sempre oltre. Bisogna andare in posti della propria mente in cui generalmente non si vuole andare. Esaminare tutte le cose di cui ti penti nella tua vita, le persone di cui hai abusato, le scortesie che hai fatto. È necessario, in un certo senso, scoprire tutto il peggio della tua vita, per poi condividerlo con gli altri. Diciamo – continua l’attore – che ho dovuto calarmi nel personaggio in maniera totale, al 150 per cento. Ed è per questo che ho smesso di bere, ho smesso di fumare, ho smesso tutto per dedicarmi completamente a ciò che questo ruolo richiede».

Un percorso di catarsi completa, per realizzare al meglio ed in maniera attuale un’opera di oltre 500 anni. E alla domanda su come sarà il suo Riccardo III risponde: «Potremmo facilmente riconoscervi figure come quella di Gheddafi», azzarda.  «Riccardo è invidioso, rabbioso, guerrafondaio: tutte caratteristiche che lo accostano a un qualsiasi dittatore contemporaneo. È sorprendente l’attualità di Shakespeare. Il testo è così moderno da poter essere ambientato ai giorni nostri».

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