Fortapàsc: il film su Giancarlo Siani sarà proiettato stasera su Rai 1

Sono passati quasi 26 anni da quel 23 settembre, quando Giancarlo Siani fu assassinato sotto casa sua in una calda sera di fine estate. Eppure, dopo tutto questo tempo, il suo ricordo e la sua storia sono ben vivi tra noi. La storia di un giovane giornalista, animato dalla sua passione e armato di carta e penna, che, essendosi, spinto troppo oltre ed essendosi avvicinato a notizie troppo scottanti per quella Camorra  che costantemente condiziona le nostre vite, è stato fermato in modo violento e brutale. “Fortapàsc” racconta proprio questa storia.

Il film è uscito due anni fa nelle sale cinematografiche, riscuotendo il consenso e l’entusiasmo dei ragazzi, ma allo stesso tempo infastidendo non poche persone; un fastidio, per molti, inspiegabile, legato ad una personalità che con la sua semplicità voleva  raccontare ciò che vedeva per le strade di  Torre Annunziata, dove era corrispondente per “Il Mattino”.

Le polemiche non si sono mai fermate e, a distanza di due anni dal debutto cinematografico, la Rai ha deciso di mandarlo in onda in prima serataPer certi versi contrariato si è mostrato il sindaco di Torre Annunziata, Giosuè Starita, preoccupato per possibili ricadute negative sull’immagine della città. Del tutto diversa è invece la reazione del procuratore Diego Marmo, che ha dichiarato: “Non so come sia venuto in mente al sindaco Starita di assumere una posizione del genere. Se dipendesse da me farei vedere quel film tutti i giorni. Poi si può anche dare spazio alle cose positive della città. Ma senza censurare alcunché”, aggiunge il procuratore, che ricorda: “Sono trascorsi più di 25 anni dall’omicidio, non tocca a me dire se la città ha compiuto passi in avanti. Però nessun miglioramento può far dimenticare il sacrificio di chi è stato colpito per aver cercato di svolgere al meglio la sua professione”.

Giancarlo ha fatto semplicemente il giornalista. La sua breve vita, i suoi 900 articoli e la sua morte sono serviti a mostrare quella dura realtà, che molti avrebbero preferito non vedere. La sua “missione” è stata un tentativo di cambiare il mondo e continuare a raccontarla è un modo per svegliare le coscienze, per proseguire il cammino verso la legalità.

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