Allarme ambientale: 14 cavità avvelenate nel Giuglianese

L’attuale emergenza rifiuti ha fatto scattare il problema ambientale; numerose sono state le indagini condotte fin ora – e che allo stesso modo continuano – sulla qualità del suolo e delle acque in Campania. Dalle ultime perizie non sono emerse ottime notizie, anzi le ultime non sono certo positive. Da molto tempo gli ambientalisti parlano di un alto inquinamento nella zone del Giuglianese e i loro timori e le loro accuse non sono ingiustificate: i pozzi accanto alla Resit  (azienda addetta ai rifiuti industriali e speciali) sono davvero avvelenati. Sono state analizzate ben quindici cavità e quattordici di queste sono risultate avvelenate. Le loro acque contenevano sostanze nocive e addiruttura cancerogene, con quantità di sostanze inquinanti superanti di 3 volte i valori indicati dalla norma.

Dinanzi a tali risultati, Mario De Biase, il commissario alle bonifiche, ha deciso di sigillare le falde acquifere ed estendere le analisi del territorio anche all’intera area delle discariche a nord di Napoli fino ai laghetti di Castelvolturno.

La zona che potrebbe correre lo stesso rischio d’inquinamento è molto vasta e comprende i siti di Masseria del Pozzo, San Giuseppiello, Novambiente e cava Giuliani. Queste sono tutte zone destinate all’agricoltura. Sono luoghi in cui si producono numerosi prodotti che finiscono sulle nostre tavole, non solo come cibi freschi, ma anche surgelati, in quanto i prodotti sono destinati anche ad aziende che producono alimenti di tale genere. Ovviamente più a rischio sembrano essere frutta ed ortaggi. 

A questo punto non resta che dare inizio a lavori di bonifica; protagonisti in tal senso sono la regione Campania, con l’assessore all’ ambiente Giovanni Romano, e la Sogesid, che procedono lungo due direttrici. Da un lato si inizieranno i lavori di bonifica nelle cave X e Z, gestite per vent’anni da Cipriano Chianese, presunto affiliato dei Casalesi, e dall’altro incominceranno le verifiche delle acque. Si prevede che i lavori dureranno 90 giorni e si baseranno sulla captazione del percolato  e la sua dovuta trattazione per poi ripristinare l’impermeabilità della discarica. Infatti insieme alla captazione si creeranno una serie di tubi che permetteranno, a termini di legge, lo smaltimento.

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