Chiuso dopo l’incendio il CIE di Santa Maria Capua Vetere

Solo due notti fa al centro di accoglienza di Santa Maria Capua Vetere la tensione era tornata a farsi sentire: dal racconto di alcuni migranti, che si sono rivolti al Numero Verde per Richiedenti e Titolari di Protezione Internazionale dell’Arci per dare la propria testimonianza sull’accaduto, sembrerebbe che tutto sia iniziato quando un giovane ragazzo, appresa la notizia della morte del fratello, abbia chiesto di poter tornare in patria. Quando si è reso conto che nessuno lo avrebbe ascoltato ha frantumato uno specchio e ne ha ingerito il vetro. I testimoni hanno raccontato che, mentre alcuni migranti tentavano di soccorrerlo, le forze dell’ordine siano intervenute trascinando via il ragazzo e malmenandolo. Al gesto crudele sarebbe seguita una vera e propria rivolta, sedata con i lacrimogeni.

Proprio nei candelotti lanciati dalla polizia, i testimoni individuano la causa dell’incendio divampato poco dopo che ha distrutto quasi per metà la tendopoli. Sono dovuti intervenire i Vigili del Fuoco che sono riusciti a sedare le fiamme solo alle quattro del mattino. Diversissima ovviamente la versione fornita dai poliziotti, secondo la quale sarebbero stati i migranti ad appiccare il fuoco dopo aver tentato la fuga. In ogni caso il bilancio è drammatico: circa una trentina di migranti e sei agenti sono rimasti  feriti. La mattina successiva è stato impedito alle associazioni umanitarie di entrare e verificare la situazione e la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha disposto il sequestro preventivo del centro per consentire gli accertamenti necessari.

Alle 23 della scorsa notte dei pullman sono entrati nella caserma Andolfato dove erano trattenute circa 90 persone per condurle in alcuni centri del sud Italia ed il CIE è stato chiuso. Il trasferimento ha probabilmente evitato ulteriori scontri visto che i migranti avevano iniziato a rifiutare i pasti in segno di protesta e a compiere atti autolesivi. Dagli avvocati difensori giunge voce che circa trenta persone otterranno certamente il permesso di soggiorno, trenta hanno molte probabilità di ottenerlo, mentre gli altri saranno rimpatriati. La decisione di chiudere il CIE ha trovato il favore di Alfonso De Vito, esponente della Rete Antirazzista Campana, che nei giorni scorsi aveva definito l’ex caserma “un girone dantesco”.


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