Vesuvius intervista il Professor Nicola Russo: “Alla Federico II strumentalizzazioni e provocazioni”

porta di massa Guerriglia elettorale, raid universitari, scontri e aggressioni: su Napoli aleggia un clima di tensione da “anni di piombo”. Svastiche sui muri, studenti accoltellati, aggressioni fisiche ai candidati a sindaco di Napoli, addirittura bombe carta. Ma cosa c’è dietro tutto questo? Che cosa anima questa sorta di circo mediatico-guerrigliero che a nulla ha portato se non ad un clima di panico e ostilità? Tensione che si respira negli stessi luoghi in cui studenti, ricercatori e politici dovrebbero pensare a tutt’altro che a picconi e petardi. Insieme ai fatti di cronaca avvenuti tra giovedì e sabato scorso, si sono rincorse anche strumentalizzazioni, considerazioni sbagliate cui, talvolta, anche gli stessi giornalisti sono soliti incappare, conclusioni rapide che vogliono soltanto una guerra combattuta tra destra e sinistra, o addirittura tra fascisti e comunisti.

Una sorta di banalità del male, senza scavare un più a fondo, per scoprire che di testa calde (se vogliamo concederci il lusso di un eufemismo) che non hanno a cuore la propria città, la propria facoltà universitaria e, ovviamente, il prossimo, se ne trovano ovunque, in ogni schieramento, in qualsiasi estremismo.

Abbiamo intervistato Nicola Russo, docente e membro della Giunta del Dipartimento di Filosofia A. Aliotta dell’Università di Napoli Federico II. Di seguito, l’intervento di chi conosce maggiormente ciò che accadde nella notte tra giovedì e venerdì scorso, prima che i giornali si limitassero a scrivere di uno scontro senza motivi apparenti tra “studenti neofascisti e comunisti”.

Professore, si è parlato e scritto tanto dello scontro avvenuto venerdì scorso davanti la facoltà di Lettere e filosofia, ma cosa c’è dietro? Cos’accadde realmente prima delle violenze avvenute in Porta di Massa?

La notte precedente lo scontro, sulla facciata e sul portone della Facoltà, sono state disegnate svastiche e croci celtiche, più alcune minacce premonitrici – “vi buchiamo” – e la sigla di un gruppo neonazista, anch’esso, come CasaPound, estraneo al nostro corpo studentesco: il Nucleo Dirlewanger, nel cui simbolo compaiono un fascio, un bicchiere di birra e un coltello a scatto. L’indomani gli studenti si sono attrezzati con rulli e vernice per ripristinare la facciata e cancellare quei segni ed è stato in quell’occasione, per strada, che sono stati tirati fuori i coltelli. Magari era meglio se si andavano a bere una birra…

Quindi i quotidiani si sono limitati a trattare la notizia per linee generali?

Ho letto una versione dei fatti intorno alla quale alcuni studenti mi hanno dato delucidazioni, ma che non conosco per esperienza diretta: si è detto che un membro di CasaPound, a quanto pare l’unico iscritto nella nostra facoltà, vedendosi negato l’accesso all’edificio, sarebbe ricorso all’aiuto di Tarantino (Enrico, candidato alla Terza municipalità per Gianni Lettieri del Pdl, attivista di CasaPound finito in ospedale in seguito alla rissa, ndr), per caso nei paraggi, e che questa sarebbe stata l’occasione della rissa. Il che vorrebbe poi dire che i coltelli non sono stati portati apposta e quindi l’aggressione non premeditata. D’altro canto significherebbe pure che alcune persone girano abitualmente armate. Ad ogni modo, a quanto ho sentito, cosa che riporto senza averne avuta altra conferma e quindi prudentemente, questa versione dei fatti sfrutta un episodio accaduto qualche settimana fa e non venerdì scorso: la matricola di CasaPound sarebbe andata a manifestare al Preside la sua preoccupazione di vedersi impedito l’ingresso nell’edificio e il Preside avrebbe preso tutte le misure per impedire il verificarsi di situazioni del genere. La cosa non avrebbe avuto poi ulteriori sviluppi”.

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L’episodio avvenuto venerdì scorso è rapportabile a confronti violenti avvenuti anche in passato
sempre su iniziativa degli stessi?

Di episodi di cronaca legati a violenze per contrapposizioni ideologiche ne accadono da un po’ di tempo in tutta Italia, ma all’interno della Facoltà non era mai avvenuto niente del genere, almeno da quando io ci lavoro. È stato per noi qualcosa di assolutamente inaspettato”.

Le forze dell’ordine sono state avvertite del raid notturno?

Non saprei dirle, ma non mi sembra plausibile: non credo che gli studenti abbiano dato troppo peso alla cosa, hanno semplicemente pensato a cancellare le scritte. Ma lo dico in maniera del tutto congetturale”.

Qual è il clima che si respira ora in facoltà, gli studenti sono impauriti per eventuali raid improvvisi? Organizzano contrattacchi o riunioni per fronteggiare eventuali altre provocazioni?

C’è sicuramente un clima di fibrillazione, la percezione della gravità del fatto, la volontà di denunciarlo pubblicamente. Per quel che ne posso sapere, però, non c’è alcuna mobilitazione, né tantomeno
la volontà di contrattaccare, ci si preoccupa solo di evitare nuove situazioni analoghe. Per oggi è stata indetta un’assemblea studentesca, mentre nei giorni scorsi sono stati diramati diversi comunicati. Non ho avuto l’impressione, però, che gli studenti siano impauriti: all’interno della Facoltà c’è un servizio di guardie giurate ed è difficile che possano entrarvi persone armate, soprattutto dopo quanto è avvenuto. Ci si augura, insomma, che proprio la risonanza avuta dagli eventi assicura una relativa calma. E poi gli organi istituzionali della Facoltà e dell’Ateneo sono molto attenti, hanno preso le misure necessarie per ridurre al minimo l’eventualità di nuovi scontri
”.

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