Action day: oggi in piazza studenti e precari

manifestazione studenti napoli Studenti e precari si uniranno oggi per l’Action day: una manifestazione contro il precariato e per il diritto allo studio. Organizzato in 50 città italiane, il corteo è una risposta alle recenti affermazioni controverse del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sulla scuola pubblica. Ma anche i precari si uniranno al coro e il diritto allo studio non sarà l’unico argomento di discussione, almeno per la città di Napoli. Prima di un sit-in che si terrà davanti al palazzo della Regione, gli studenti napoletani organizzeranno alcune iniziative da tenere direttamente sugli autobus ed esprimeranno il proprio dissenso contro i rincari dei biglietti autobus. “Gli sconti vengono meno, e un altro ostacolo pesante si alza sulla strada per il diritto allo studio”, spiegano gli organizzatori. Gli studenti chiedono biglietti gratuiti per chi ha un reddito inferiore ai 5.600 euro, sconti del 70% per chi possiede un reddito annuale fino a 14.500 euro. Per gli universitari fuori sede, invece, si chiede l’abbonamento Unico a 18 euro, visti i numerosi e quotidiani spostamenti necessari a raggiungere le varie facoltà universitarie di via Marina o corso Umberto.

Dalla stangata sui biglietti è nata feroce discussione e tra le fasce più svantaggiate vi sono proprio gli studenti. In primis, tutte le province che distano anche dai dieci ai quindici minuti di treno da piazza Garibaldi sono uscite fuori dalla fascia Unico Campania (dicitura che, in realtà, sparisce totalmente dai ticket): dalle proprie abitazioni, liceali e universitari raggiungono istituti e atenei pagando il biglietto ad un prezzo superiore e va peggio per gli abbonamenti, in quanto si è costretti a specificare la tratta per la quale si vuole sottoscrivere il ticket mensile.

manifestazione studenti

Insomma, una lunga serie di disagi contro i quali oggi si chiederà di scendere al minimo compromesso, affinché la mobilità non rappresenti quello che potrebbe diventare l’ennesimo ostacolo ad un’istruzione già tormentata e precaria, appunto.

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