Precari in piazza: “Il nostro tempo è adesso!”

Sabato 9 aprile 2011 anche la città di Napoli aderirà alla manifestazione nazionale dei giovani (e meno giovani) precari italiani. “Il nostro tempo è adesso!”, questo è lo slogan della protesta, un appello per destare le maestranze governative e spingere ad operare verso soluzioni concrete che possano assicurare a tutti il sacrosanto diritto al lavoro. Appuntamento a Piazza Mancini alle ore 9.30 ed in seguito il corteo – composto, oltre che da precari napoletani, anche da molti altri provenienti da diverse città della Campania – volgerà verso Piazza del Gesù dove è stato allestito per l’occasione un palco sul quale si alterneranno musica di band emergenti a testimonianze di giovani. “Si tratta di un pezzo di mondo – spiega Mauro Casola, responsabile delle politiche giovanili del Cgil Campania – che non è già strutturato, ma che sta provando a fare massa al fine di rafforzare un percorso di partecipazione che faccia uscire i giovani dall’invisibilità e dalla solitudine che va a braccetto con la precarietà”. Una realtà comune ai giovani in tutto il Paese, ma qui più pesante che altrove: “Perché qui abbiamo il tasso di disoccupazione giovanile più alto di Europa, con il 40 per cento di giovani che non ha lavoro e migliaia di ragazzi che hanno perso qualsiasi speranza di trovare un impiego. La Campania è la regione con il più alto numero di emigranti, il 67 per cento dei ragazzi che lasciano la regione non torna più”. Una realtà disarmante, ma che dovrebbe spingere le autorità a prendere seri provvedimenti in merito.

Nel frattempo una serie di piccoli eventi in giro per città sta spianando la strada alla manifestazione del 9 aprile attraverso volantinaggi, raccolta firme, flash mob e assemblee, il tutto col fine di avere “un paese a precarietà zero, una continuità di reddito nei periodi di non lavoro, contratti stabili e un sistema di welfare che non tagli fuori nessuno, una pensione dignitosa, investimenti nel diritto allo studio”, un qualcosa che, almeno nel nostro Paese, rasenta l’utopia.

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