Pozzi avvelenati a Giugliano: disastro ambientale nel 2064

falde acquifere
Sono dodici i pozzi avvelenati a Giugliano. L’Arpac segnala la presenza di una dozzina di buche la cui falda acquifera è contaminata da sostanze cancerogene. Si parla addirittura di un disastro ambientale che potrebbe avvenire tra poco più di cinquant’anni, nel 2064.

Sulla responsabilità di chiudere immediatamente i pozzi arriva lo stop del sindaco Giovanni Pianese, che chiede un tavolo istituzionale e non segnala anomalie in merito al settore agricolo, dal momento che “i nostri prodotti sono costantemente monitorati dalle industrie che li comprano per surgelarli e i risultati hanno sempre mostrato che non sono pericolosi”.

Il liquidatore del commissariato alle Bonifiche, Mario De Biase, ha chiesto all’Arpac di analizzare le acque di altre trenta buche, anche se l’obiettivo finale è quello di monitorare tutti i pozzi censiti a Giugliano, ovvero 190. È il geologo toscano Giovanni Balestri, che su indicazione della Dda di Napoli ha svolto le analisi, a parlare di disastro ambientale, in quanto la zona è stata avvelenata da ben 14 mila tonnellate di percolato, tutto proveniente dalla Resit. A rendere nota la situazione il pentito Gaetano Vassallo, a confermare le circostanze le analisi del geologo e le indagini dell’Arpac.

arpac

“Il ritrovamento in falda di sostanze cancerogene quali il tricloro e il tetracloro etilene, direttamente e unicamente riconducibili alle attività delle discariche Resit in località Scafarea e alla tipologia dei rifiuti in essa smaltiti, comporta l’avvelenamento della falda acquifera sottostante gli impianti”, afferma Balestri. La pericolosità della contaminazione delle falde acquifere si estende “sin oltre i confini provinciali interessando la popolazione di numerose masserie che utilizzano ancora i propri pozzi anche per l’uso alimentare personale. Ugualmente in zona si trovano numerose attività agricole e zootecniche che utilizzano l’acqua estratta da questa falda per l’irrigazione e il beveraggio”.

L’opera di bonifica della zona e le relative indagini Arpac hanno avuto inizio ad agosto 2010. Il sindaco esponeva la reazione dei proprietari dei pozzi: “Abbiamo scritto ai proprietari dei pozzi invitandoli a fare le analisi, all’Asl e all’Arpac. Alcuni proprietari hanno risposto che i pozzi non sono più utilizzati per uso irriguo, altri hanno deciso di fare analizzare le acque, mentre altri ancora hanno detto di non aver le risorse economiche necessarie. Abbiamo inviato una nota all’Asl e all’Arpac invitandoli a intervenire per quanto di loro competenza, ma purtroppo non è questa l’unica emergenza che la città di Giugliano si trova ad affrontare”.

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