Associazione “No comment”: proposte e iniziative per contrastare la microcriminalità

Antonio Alfano e Patrizia Bussola, rispettivamente presidente e responsabile alla vivibilità urbana dell’ associazione partenopea “No Comment”, ieri, attraverso una mail, si sono appellati al prefetto, al sindaco e al questore del capoluogo partenopeo per sensiblizzare istituzioni ed opinione pubblica riguardo al diffuso e triste fenomeno della microcriminalità in città.
Secondo i responsabili dell’ associazione, le azioni violente da parte di bande di minorenni, in particolare nel centro antico di Napoli, andrebbero fronteggiate attivamente con un un pattugliamento continuo da parte di poliziotti e carabinieri di quartiere. La proposta riguarda soprattutto strade come via Tribunali, San Biagio dei Librai e tutto il Decumano superiore e, spiegano Bussola ed Alfano, che posizionando in posti strategici le unità mobili di pronto intervento e inviando squadre composte da massimo due agenti, si potrebbe tentare di opporsi efficacemente al fenomeno, arrivando a controllare vicoli e strade che normalmente non sono pattugliabili con le volanti.

L’ invito giunge a seguito di due episodi distinti, riguardanti la zona “Decumani”. Il primo episodio riguarda la signora Rossella chel, insieme all’anziana madre, è stata aggredita in vico San Domenico Maggiore da due giovani a volto scoperto armati di coltello, i quali hanno intimato loro di consegnare la borsa. Il senso d’ impotenza e di stupore delle due donne è stato accentuato dalla presenza, a pochi metri di distanza, in piazza San Domenico, di una pattuglia della polizia e una dell’Esercito. La signora Valeria, invece,  è stata circondata e rapinata ieri sera in una traversa di via Palladino, sotto la minaccia di una pistola, da cinque giovani centauri, divisi su due motorini, senza casco e con il volto scoperto.

Alfano racconta di conoscere bene il territorio e di operare da anni, precisamente dal 1999, per cercare di contrastare fenomeni violenti e criminali di bande di ragazzi giovanissimi, che aggregati in gruppi dai 3 ai 6 elementi, per divertirsi non si limitano più allo scapaccione sferrato ai malcapitati dal motorino in corsa, ma arrivano a rapinare e picchiare le loro vittime. Alfano e Bussola raccontano che l’ escalation di violenza ultimamente si sta moltiplicando e, purtroppo, molti episodi non vengono denunciati per paura o semplicemente per mancanza di senso civico. Il problema sicurezza in città, però, è una vera e propria emergenza, soprattutto al centro storico, dove gli orari più critici risultano essere il primo pomeriggio e le ore serali. Di recente Napoli,  balzata all’onore delle cronache per il pestaggio dei giovani turisti americani, vede purtroppo sempre più frequenti manifestazioni aggressive nei confronti di donne sole, di anziani e gruppi di studenti e turisti.

L’opinione pubblica della zona Decumani chiede fortemente alle istituzioni di intervenire sul territorio per cercare non solo di arginare il problema attraverso l’ azione deterrente del controllo, ma cercando di individuare nella mancanza di valori nei giovanissimi la vera ed unica radice delle violenze. La scuola, purtroppo, non riesce a sopperire alle mancanze familiari con l’ insegnamento e tanti, troppi giovanissmi si sentono abbandonati a vivere il “branco”, dove possono sentirsi finalmente compresi, accettati e rispettati. Lo stesso branco che dona loro carica ed energia per commettere, in assenza di valori, un “qualcosa da ricordare”. Sensazioni indimenticabili, adrenalina, questo cercano i giovanissimi, ma in assenza di “figure positive” forti, pronte a guidarli verso stimoli legati alla competizione sportiva, all’ aiuto verso il prossimo o al lavoro, tendono a crescere difendendosi gli uni gli altri, coprendosi a vicenda quando commettono delle azioni negative e portando avanti come unica legge valida quella del branco. Per superare tutto questo occorre forza e coerenza da parte dell’ adulto- educatore, che non può permettersi il lusso di abbandonare il gruppo a se stesso, ma deve cercare di stimolare continuamente i giovani, con proposte attive e positive e, per aiutare l’ educatore, molto spesso viene nominato un “caposquadra” o un “responsabile”, che quasi sempre risulta essere il giovane con le caratteristiche caratteriali piu’ aperte e predominanti, capace di guidare tutti gli altri verso la scelta migliore possibile.

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