Continua lo scandalo false invalidità: pensione vera per un falso tumore al seno

Napoli, ancora una volta è teatro di una truffa ai danni dello stato, e, anche questa volta, grazie all’ attento lavoro d’ intelligence degli inquirenti,  sono stati scoperti ed arrestati alcuni falsi invalidi. Due donne sono state arrestate dai carabinieri perchè ritenute responsabili, in concorso con pubblici ufficiali della municipalità Chiaia, Posillipo e San Ferdinando, della redazione di false pratiche di invalidità per patologie di natura oncologica. Le due donne, avevano ottenuto indebitamente l’ elargizione di aiuti economici che, quantificati dagli inquirenti, ammonterebbero a circa novantatre mila euro per Luisa Mosca, e novantotto mila euro per Antonietta Russo.

Le donne, sottoposte nel duemiladieci a verifica straordinaria da parte dell’ Inps,  avevano prodotto falsi attestati di ricovero presso strutture sanitarie per dimostrare l’ effettivo bisogno di aiuti e di sussistenza. L’ operazione che ha scoperto le due donne, porterà ad un parziale rimborso del danno causato allo Stato, e, sono stati sequestrati al momento un appartamento di centoventi metri quadrati di proprietà di Luisa Mosca e liquidità appartenenti ad Antonietta Russo.

L’ attività d’ indagine per debellare il buisness delle false invalidità, iniziata nel 2009 dai carabinieri, era riuscita a fine settembre dell’ anno scorso a far finire in manette ben trentadue persone oltre al consigliere municipale di Chiaia Salvatore Alajo e di sua moglie. I due coniugi, grazie ad un sistema collaudato da tempo, riuscivano a fornire false pensioni di invalidità a chiunque ne facesse esplicita richiesta.

Gli inquirenti, sempre nell’ ambito della stessa inchiesta, riuscirono ad arrestare anche cinque affiliati al clan camorristico dei Mazzarella che avevano intrecciato rapporti con Alajo e sua moglie per la gestione del buisness delle false invalidità. I cinque uomini, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, violenze, minacce, corruzione aggravata, contraffazione e falso in atto pubblico. Gli investigatori riuscirono a scoprire anche il ruolo di Ciro Rispoli, che in breve tempo era riuscito ad infiltrarsi nel processo di reclutamento dei soggetti da avviare alla “pensione”, oltre che di preparazione delle pratiche e di riscossione delle percentuali sulle indennità.

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