Il presepe napoletano part II – la simbologia e San Gregorio Armeno


Abbiamo visto un po’ di storia del presepe napoletano, in questo articolo vedremo qualche curiosità sulla simbologia e sulle figure principali del presepio.

I personaggi

Il dormiente: Benino o Benito è un riferimento alle Sacre Scritture: “E gli angeli diedero l’annunzio ai pastori dormienti”, il dormiente si risveglia all’apparire dell’angelo ed è come se rinascesse.
Il vinaio: è la rappresentazione della “rivoluzione religiosa” che avverrà con la morte del Messia, difatti il vino e il pane, saranno i doni con i quali Gesù istituirà l’Eucaristia, diffondendo il messaggio di morte e resurrezione al Regno dei Cieli.
Il pescatore: è simbolicamente il pescatore di anime. Il pesce fu il primo simbolo dei cristiani perseguitati dall’Impero Romano, il nome greco (ikthys) era acronimo di “Iesùs Kristhòs Theoù Yiòs Sotèr” (Gesù Cristo Figlio di Dio e Salvatore) e veniva utilizzato per via del divieto di raffigurare Dio comportò la necessità di usare dei simboli per alludere alla Divinità.
I due compari: i due compari, zi’ Vicienzo e zi’ Pascale, sono la personificazione del Carnevale e della Morte.
I re magi: simbolo del viaggio notturno della stella cometa che si congiunge con la nascita del nuovo “sole-bambino”. In origine rappresentati in groppa a tre diversi animali, il cavallo, il dromedario e l’elefante che rappresentano rispettivamente l’Europa, l’Africa e l’Asia. Si trattava di sapienti con poteri regali e sacerdotali la tradizione ha fissato vuole che recassero in dono: oro, incenso, mirra.
Il monaco: viene letto in chiave dissacrante, come simbolo di un’unione tra sacro e profano che si realizza nel presepe napoletano.
La zingara: è una giovane donna, con vesti rotte ma appariscenti. La zingara è un personaggio tradizionalmente in grado di predire il futuro. In questo caso la sua presenza è simbolo del dramma di Cristo poiché porta con sé un cesto di arnesi di ferro, metallo usato per forgiare i chiodi della crocifissione.
Stefania: È una giovane vergine che, quando nacque il Redentore, si incamminò verso la Natività per adorarlo. Bloccata dagli angeli che vietavano alle donne non sposate di visitare la Madonna, Stefania prese una pietra, l’avvolse nelle fasce, si finse madre e, ingannando gli angeli, riuscì ad arrivare al cospetto di Gesù il giorno successivo. Alla presenza di Maria, si compì un miracoloso prodigio: la pietra starnutì e divenne bambino, Santo Stefano, il cui compleanno si festeggia il 26 dicembre.

I luoghi

Il mercato: Nel presepe napoletano del ‘700 le varie attività lavorative rappresentano come in un’istantanea i principali commerci che si svolgono lungo tutto l’anno. Quindi è possibile interpretare arti e mestieri come personificazioni dei mesi seguendo questo schema:
Gennaio: macellaio o salumiere Febbraio: venditore di ricotta e formaggio Marzo: pollivendolo Aprile: venditore di uova Maggio: una donna che vende ciliegie Giugno: panettiere Luglio: venditore di pomodori Agosto: venditore di cocomeri Settembre: contadino o seminatore Ottobre: vinaio Novembre: venditore di castagne Dicembre: pescivendolo.
Il ponte: chiaro simbolo di passaggio ed è collegato alla magia. Alcune favole napoletane raccontano di tre bambini uccisi e seppelliti nelle fondamenta del ponte allo scopo di tenere magicamente salde le arcate. Rappresenta quindi un passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Il forno: evidente richiamo alla nuova dottrina cristiana che vede nel pane e nel vino i propri fondamenti, nel momento dell’Eucarestia, oltre a rappresentare un mestiere tipicamente popolare.
L’osteria: Riconduce, in primo luogo, ai rischi del viaggiare. Di contrasto, proprio perché i Vangeli narrano del rifiuto delle osterie e delle locande di dare ospitalità alla Sacra Famiglia, il dissacrante banchetto che in esse vi si svolge è simbolo delle cattiverie del mondo che la nascita di Gesù viene ad illuminare.
Il fiume: L’acqua che scorre è un simbolo presente in tutte le mitologie legate alla morte e alla nascita divina. Nel caso della religione cristiana, essa richiama al liquido del feto materno ma, allo stesso tempo, all’Acheronte, il fiume degli inferi su cui vengono traghettati i dannati.
Il pozzo: collegamento tra la superficie e le acque sotterranee, la sua storia è ricca di aneddoti e superstizioni, che ne fanno un luogo di paura. Una su tutte, quella per la quale un tempo ci si guardava bene dall’attingere acqua nella notte di Natale: si credeva che quell’acqua contenesse spiriti diabolici capaci di possedere la persona che l’avesse bevuta.


San Gregorio Armeno

È la celebre strada degli artigiani del presepe, presenta su entrambi i lati le più famose botteghe dedicate all’arte presepiale. La via e le botteghe possono essere visitate durante tutto l’anno ed il visitatore è così ricondotto ogni volta alla magica atmosfera natalizia.
La via congiunge perpendicolarmente due decumani, il Maggiore e quello Inferiore, e basta seguire i loro percorsi per giungere a quel caleidoscopio di colori, suoni, voci che è la via dei presepi: venendo da via Duomo, vi si arriva attraverso il Decumano Maggiore (via dei Tribunali) o il Decumano Inferiore (via San Biagio dei Librai).
Le decorate e colorate botteghe sono innumerevoli e vi si può trovare di tutto per il presepe: dalle casette di sughero o di cartone in varie dimensioni, agli oggetti “meccanici” azionati dall’energia elettrica come mulini a vento o cascate, dai pastori di terracotta dipinti a mano a quelli alti 30 cm con abiti in tessuto cuciti su misura, il pizzaiolo “robotizzato” che inforna la pizza, i classici come Benito ed i Re Magi e naturalmente la Sacra Famiglia, con il corredo di bue ed asinello.
Ma accanto a vere e proprie opere d’arte, frutto del lavoro di famiglie artigiane, troviamo anche personaggi fuori dal comune (e fuori luogo spesso) che denotano la fantasia e l’ironia dei napoletani: la statuetta (che sarebbe poi una caricatura) del politico o del VIP di turno.

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